
Quasi 20mila imprese iscritte all’Anagrafe degli esecutori, altre 437 sotto sorveglianza
Analisi, collaborazioni, ispezioni. Sono questi i punti cardinali del modello di prevenzione antimafia su cui il Viminale di Matteo Piantedosi ha scommesso per dichiarare guerra alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella realizzazione delle opere pubbliche per la ricostruzione post terremoto, le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 e l’edilizia sanitaria calabrese. Un modello la cui forza poggia nella possibilità di estromettere le imprese prima che diventino titolari di contratti di appalto.
L’Anagrafe al cuore del meccanismo
Il cuore del meccanismo sta, infatti, nell’Anagrafe degli esecutori gestita dalla Struttura di prevenzione antimafia del ministero dell’Interno guidata da Paolo Canaparo: chi vuole partecipare ai lavori deve preventivamente iscriversi. Al 31 luglio le imprese registrate erano 19.901, il 18% in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Quelle che hanno chiesto l’iscrizione ma sono sottoposte a specifici approfondimenti investigativi sono 437. In continua crescita anch’esse. Con un picco di casi in Campania, seguita da Lazio, Sicilia, Lombardia e Calabria. Ma anche Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Veneto e altre regioni del Centro-Nord sono rappresentate. E un’impresa risiede all’estero. Segno di un’evoluzione delle dinamiche criminali e della sempre maggiore capacità di proiezione delle mafie su scala nazionale e internazionale.
L’Ufficio analisi interforze
Come sono state individuate le società sorvegliate speciali? Per le attività di valutazione dei profili di contaminazione, la Struttura si avvale di un proprio Ufficio analisi interforze (Uai) composto da personale dei principali corpi di polizia a ordinamento civile e militare e delle forze armate, nonché da esperti con esperienza investigativa. L’Ufficio accede a banche dati interforze, come il Sistema d’indagine (Sdi) della Polizia, ed è articolata in due settori complementari: analisi di primo livello, responsabile della raccolta e della prima valutazione degli atti e delle informazioni provenienti da forze di polizia, prefetture e altre autorità; analisi di secondo livello, che si occupa di condurre approfondimenti strutturati su posizioni potenzialmente critiche e di sviluppare attività informative specifiche per l’adozione di misure di prevenzione antimafia. In quest’ultimo caso, gli analisti sono specializzati in analisi geocriminale e monitorano le dinamiche mafiose nelle diverse aree del Paese.
Cruciale è la sinergia con la Direzione investigativa antimafia e il Gruppo centrale interforze della direzione centrale della Polizia criminale, che garantisce un flusso costante di informazioni indispensabile per individuare i tentativi di infiltrazione mafiosa negli ambiti economici strategici.
L’asse con le prefetture sui territori
Le analisi di contesto prodotte dalle prefetture concorrono a rafforzare il quadro informativo e a misurare il livello di rischio di infiltrazioni nelle aree di insediamento delle opere pubbliche. Sotto la lente finiscono, in particolare, le eventuali condizioni di vulnerabilità alle pressioni criminali e la presenza di situazioni sintomatiche di interferenze: atti intimidatori, minacce, richieste estorsive. Vengono, inoltre, mappati i profili di esposizione delle aree di cantiere per far emergere i lavori che potrebbero essere di maggior interesse per le organizzazioni criminali.
Fonte: Il Sole 24 Ore