
Quel silenzio da rompere sulle modifiche unilaterali in banca
Per il momento tutto tace e non trapelano notizie in merito ai chiarimenti richiesti nel 2023 da Banca d’Italia a 13 realtà bancarie, per approfondire le iniziative intraprese da ogni singolo istituto in materia di modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali dei conti correnti a sfavore dei clienti, motivate dall’andamento dei tassi di interesse e dell’inflazione.
Sulla scia della discesa a zero dei tassi di mercato, diverse banche hanno azzerato la remunerazione dei conti e contestualmente aumentato i canoni e le commissioni che gravano sui rapporti dei clienti. E con il successivo rialzo dei tassi, avviato dalla Bce nel luglio 2022 in seguito alla ripresa dell’inflazione, paradossalmente le stesse banche invece di ripristinare le condizioni preesistenti, essendo venuta meno la motivazione del precedente rincaro, hanno pensato bene di alzare ancora i costi giustificando i rincari con l’aumento del carovita.
In sintesi, ogni scusa è buona per modificare le condizioni del conto corrente non solo unilateralmente ma anche in una unica direzione: con i tassi della Bce in discesa e poi in risalita, gli oneri a carico dei clienti sono aumentati in ogni caso.
Eppure Bankitalia era stata chiara nella comunicazione inviata al mercato il 15 febbraio 2023. Le banche erano state esortate a porre estrema attenzione nel proporre modifiche unilaterali a sfavore dei clienti motivate esclusivamente dall’andamento al rialzo dell’inflazione. Inoltre gli istituti erano stati sollecitati a rivedere la remunerazione dei depositi e a ribassare gli oneri aumentati negli anni precedenti, con il giustificato motivo della discesa dei tassi ai minimi termini. Una comunicazione che non lasciava quindi spazio a interpretazioni, sottolineando anche di «valutare con estrema attenzione simili modifiche contrattuali a sfavore dei clienti, considerato che l’aumento dei tassi di interesse ufficiali avviato lo scorso luglio dalla Bce può avere effetti positivi sulla redditività complessiva dei rapporti tra le banche e i loro clienti, potenzialmente in grado di compensare l’aumento dei costi indotto dall’inflazione». E i successivi bilanci delle banche lo hanno confermato.
Il monito dell’autorità di Vigilanza è però caduto nel vuoto. È stato snobbato dalla gran parte delle banche, secondo quanto osservato dalle inchieste di Plus24 in questi ultimi due anni. E visto che le iniziative di moral suasion con le banche non sono efficaci, Banca d’Italia potrebbe curare la predisposizione e l’aggiornamento della regolamentazione di tutela dei clienti bancari per integrare e rendere ancora più esplicito l’articolo 118 del Tub.
Fonte: Il Sole 24 Ore