Quel «tetto di cristallo» che nella sanità le regioni non riescono ancora a sfondare

Quel «tetto di cristallo» che nella sanità le regioni non riescono ancora a sfondare

Secondo gli estensori del report la dinamica dei “pesi” può essere messa in relazione con una fase del Ssn critica in termini organizzativi, per effetto della necessità di “messa a terra” dei nuovi modelli organizzativi a partire dal territorio, in un contesto di carenza di personale: a fronte del cambiamento in corso – spiegano gli esperti – la priorità sembra tornare a essere quella di monitorarne gli esiti, l’appropriatezza di presa in carico (specialmente extra-ospedaliera, come mediante l’Adi) e, a seguire, l’impatto equitativo. Dall’altra parte, la riduzione del contributo del “sociale” potrebbe essere l’effetto di una presa d’atto della carenza di risorse sufficienti per consentire di estendere davvero il sistema sanitario verso il sociale. Una sorta di rassegnazione sull’impossibilità di integrare le due componenti.

Quel che è certo è “a fronte di performance che si rivelano ancora lontane dai valori ottimali, e dal fatto che le Regioni con livelli di performance migliori non riescono a migliorare se non in modo marginale, si evidenzia – è la considerazione per il Crea Sanità di Federico Spandonaro e di Daniela D’Angela – l’esistenza di limiti strutturali nell’attuale assetto del sistema sanitario, con buona probabilità legato anche alle risorse disponibili”.

La soddisfazione dei cittadini

Un aspetto innovativo dello studio è l’introduzione di un’indagine sulla soddisfazione dei cittadini, che ha misurato l’esperienza degli utenti con i servizi sanitari regionali. Il Trentino-Alto Adige si distingue per la maggiore soddisfazione, con un punteggio medio di 8,1 su una scala da 0 a 10, mentre le regioni del Mezzogiorno, come Puglia e Basilicata, registrano i livelli più bassi, pari a 5,8, con un valore mediano pari a 6,8. “La correlazione tra l’indice di performance e la soddisfazione dei cittadini – spiegano dal Crea Sanità – dimostra che una migliore performance genera maggiore soddisfazione”.

Nel complesso, la correlazione tra l’indice di performance e il livello di soddisfazione dei cittadini risulta forte per le aree assistenziali ospedale (0,79) e ambulatorio (0,80), bassa per le aree del sociale e della non autosufficienza (0,55), intermedia per l’assistenza primaria e l’accesso al farmaco (0,64). Per questi ultimi due aspetti la soddisfazione è generalmente alta in tutto il Paese, senza particolari criticità.

Lo studio ha inoltre analizzato la qualità della vita correlata alla salute, evidenziando che il Trentino-Alto Adige si conferma al vertice con un valore di 0,938, mentre l’Umbria registra il valore più basso, pari a 0,840 QALY (unità di misura impiegata nell’analisi costi-utilità che combina insieme la durata della vita con la qualità della stessa). Secondo lo studio Crea, la qualità della vita non è strettamente legata alla performance sanitaria: alcune regioni del Sud, pur avendo livelli di performance sanitaria bassi, registrano una qualità della vita più alta rispetto a regioni più performanti. “Questo fenomeno – rilevano ancora dal Crea – è attribuibile a fattori culturali, educativi e ambientali, oltre che alle diverse aspettative dei cittadini”.

Fonte: Il Sole 24 Ore