Querele temerarie, sì alla delega al Governo
Passa alla Camera in commissione Giustizia la delega al Governo sulle querele temerarie. Cristallizzata in un articolo aggiuntivo alla legge di delegazione europea, la norma riguarda il recepimento nel nostro ordinamento della direttiva 2024/1069, indirizzata a contrastare le azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica. Espressione forse troppo fumosa, ma nel perimetro applicativo della disciplina di tutela rientrano indubbiamente anche le figure dei giornalisti rispetto a iniziative legali pretestuose e intimidatorie.
Unico criterio un po’ più preciso al quale nell’esercizio della delega il Governo dovrà attenersi è quello di procedere a chiarire le «questioni con implicazioni transfrontaliere», centrali, nella lettura della maggioranza, per circostanziare le misure di protezione.
Il punto di vista delle opposizioni
Troppo e troppo poco, per le opposizioni. Se infatti da una parte la delega è estremamente vaga, lasciando eccessivi margini di manovra nella sua attuazione, dall’altra il criterio della transanazionalità esclude le azioni legali esclusivamente nazionali, che invece si sarebbero dovute comprendere.
Per Valentina D’Orso (5 Stelle) l’emendamento del Governo è solo «un intervento di facciata che rivela la reale intenzione di non adeguarsi al diritto unionale. Allo stato attuale – prosegue D’Orso -, infatti, l’unico principio e criterio direttivo formulato nell’emendamento del Governo impone di definire la nozione di «questioni con “implicazioni transfrontaliere”. Tale disposizione disvela peraltro la volontà del Governo di limitare il più possibile l’ambito di applicazione delle norme di attuazione della direttiva, non volendo in alcun modo che esse abbiano spazio nelle controversie interne dove invece ci sarebbe bisogno di assicurare la massima tutela a coloro che operano nel mondo dell’informazione».
Bocciate le proposte di 5 Stelle e Pd indirizzate a mettere nelle mani dei giudici la possibilità di respingere immediatamente le azioni manifestamente infondate, accompagnando la decisione anche con sanzioni pecuniarie.
Fonte: Il Sole 24 Ore