Ranucci in Commissione antimafia: «Minacce dal 2010». Poi chiede di spegnere l’audio
Dai servizi d’inchiesta sulle stragi a quelli, ancora da trasmettere, sull’infiltrazione della ’ndrangheta nel business dell’eolico. Davanti alla commissione parlamentare Antimafia, il conduttore di Report Sigfrido Ranucci parla per più di un’ora dell’attentato avvenuto davanti alla sua abitazione di Pomezia, vicino a Roma, il 16 ottobre scorso.
Partendo ovviamente da quella notte, quando l’ordigno – che «non era certo un fuoco d’artificio» – è esploso. «Quelle parcheggiate fuori dalla mia abitazione erano macchine a gas che, se esplose, avrebbero buttato giù la palazzina».
Nessun’altra minaccia dopo l’attentato
Ranucci riferisce di non avere ricevuto altre minacce dopo l’attentato, su cui sono in corso le indagini della Procura di Roma. «Non so a quale contesto ricondurre questo attentato» aggiunge, ricordando poi che i temi della prima puntata, lanciati due giorni prima dell’esplosione, erano «l’infiltrazione della ’ndrangheta nel business dell’eolico e le stragi».
Le minacce dal 2010
Ci sono poi le minacce ricevute dal 2010 a oggi per le inchieste. Dalle indagini sulle stragi, alle infiltrazioni dei clan negli appalti, al caso Moro e all’omicidio Mattarella. Arrivando infine a quelle del 2024, legate ad un servizio sui narcos albanesi e messicani. «Ricordo di avere ricevuto alcuni messaggi inviati alle 5 del mattino da un avvocato – che in Italia ha difeso anche Pablo Escobar -, che mi riferì di essere stato contattato da alcuni appartenenti ad un cartello che chiedevano attività di dossieraggio nei miei confronti paventando anche azioni contro la mia persona».
Botta e risposta Scarpinato-Fazzolari
Una parte dell’audizione è stata secretata. Quella dopo la domanda dall’ex magistrato e senatore Roberto Scarpinato: «Dopo una puntata di Report che riguardava la presidente del Consiglio Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?».
Fonte: Il Sole 24 Ore