Red Roses campionesse del mondo: Inghilterra domina il Canada

Red Roses campionesse del mondo: Inghilterra domina il Canada

Da qui l’assestamento delle inglesi, che hanno cominciato a sfruttare una pressione difensiva puntuale e un gioco di attacco efficace. Il Canada, che aveva fatto della disciplina una delle migliori armi durante le partite precedenti, ha cominciato a concedere punizioni, sfruttate dalle avversarie con la più nota specialità della casa, vale a dire la spinta delle ragazze del pacchetto fino alla metà. Missione compiuta due volte nel giro di sette minuti, prima con Cokayne e poi con Matthews. Considerati anche i punti “al piede”, il primo tempo si è concluso sul 21-8.

La ripresa è cominciata con lo stesso copione e all’11’ è stata Ward ad andare in meta dopo l’ennesimo tentativo di sfondamento.

Il cartellino giallo per Botterman, con relativa espulsione temporanea di 10 minuti, ha dato un’opportunità alle canadesi, che in effetti sono andate subito a marcare, dopo una rimessa vinta e una bella trasmissione di palla da destra a sinistra con il secondo exploit personale di Hogan-Rochester. Sul 13-26, e con quasi mezz’ora da giocare, la Nazionale della Foglia d’Acero si sarebbe potuta rimettere in corsa. E in superiorità numerica, effettivamente, è andata un paio di volte vicina alla linea di meta, senza ottenere risultati.

Invece alla prima occasione è stata l’Inghilterra ad andare – ancora in spinta, ancora con Matthews – e a quel punto il pubblico ha cominciato a festeggiare, aspettando solo il fischio definitivo dell’arbitra scozzese Hollie Davidson. Che era affiancata da un’assistente italiana, Clara Munarini (primo ufficiale di gara a far parte di una terna arbitrale in una finale di Coppa del Mondo di rugby, maschile o femminile), mentre per gli aspetti disciplinari era piazzato davanti al video un altro nostro connazionale, Matteo Liperini.

Per la Coppa del Mondo donne appuntamento tra quattro anni in Australia. Con la speranza che l’Italia riconquisti il passaggio ai quarti di finale (cosa riuscita in Nuova Zelanda, ma non in Inghilterra) e che nel frattempo il rugby femminile faccia altri passi avanti.

Fonte: Il Sole 24 Ore