
Referendum al rush finale tra appelli al voto o all’astensione, ecco come i partiti si dividono
Rush finale in vista del voto dell’8 e 9 giugno sui referendum su lavoro e cittadinanza. I comitati e i partiti che sostengono il sì sono impegnati con l’obiettivo di intercettare gli indecisi, per provare a superare la proibitiva soglia del quorum. Diverse le manifestazioni organizzate nell’ultima settimana utile. «Dobbiamo lavorare per convincere tutti e tutte ad esercitare il loro diritto e andare a votare», è l’invito della segretaria Dem Elly Schlein. La maggioranza di centrodestra è allineata per disertare le urne e invita (quasi tutto compatta) all’astensione i propri elettori come scelta politica. Fratelli d’Italia è stato il primo partito di governo a schierarsi apertamente per il non voto, ma anche Forza Italia e la Lega a stretto giro hanno espresso l’obiettivo di far fallire i referendum.
Gli appelli al voto
Il 3 giugno a Bari si ritroveranno sul palco il leader della Cgil Maurizio Landini, Schlein, Nicola Fratoianni di Avs e la deputata pentastellata Chiara Appendino per una manifestazione dal titolo: “Lavoro, sicurezza, cittadinanza” che sarà aperta dal presidente della Puglia Michele Emiliano. In occasione del 2 giugno, invece, il comitato per la cittadinanza ha organizzato una festa nella data simbolo nella quale gli italiani hanno scelto per la Repubblica proprio attraverso una consultazione popolare. «Con il referendum del 2 giugno 1946 – ha ricordato il capo dello Stato Sergio Mattarella – il libero voto del popolo italiano per la Repubblica coronò la lotta di Liberazione dal nazifascismo». Le sue parole, commenta Angelo Bonelli di Avs «ci ricordano con forza e sobrietà il valore profondo della partecipazione democratica e del voto». Alla Festa della cittadinanza il 2 giugno al Testaccio, alla quale parteciperanno anche artisti ed esponenti del mondo della cultura, «abbiamo invitato tutti i leader politici che sostengono il sì al referendum cittadinanza – sottolinea il segretario di +Europa Riccardo Magi – perché, a una settimana dal voto, serve la mobilitazione di tutte e tutti con lo stesso spirito unitario che guidò il fronte della Repubblica il 2 giugno del 1946: davanti a battaglie per la conquista dei diritti bisogna marciare uniti». All’iniziativa non è esclusa la presenza della segretaria dem e di delegazioni di altre forze che si sono schierate per il sì. Iv, ad esempio, dovrebbe partecipare con la capogruppo del Senato Raffaella Paita e ci saranno esponenti di Avs. Si moltiplicano, dunque, piazze, gazebo e appelli anche social. «Basta scrollare, aiutaci!», dicono dallo schermo dello smartphone Bonelli e Fratoianni che chiedono una mano con il claim «Vota cinque sì, la tua rivoluzione inizia cosi».
I ragionamenti sulla partecipazione
Negli off the record dei partiti di opposizione, qualora il quorum non venga raggiunto, viene quotata come positiva una soglia di partecipazione oltre i 12 milioni superando così il numero degli elettori del centrodestra alle politiche del 2022. Ma se i referendum passassero, sottolinea il dem Andrea Orlando, «ci sarà una spinta nella direzione delle garanzie del lavoro» al contrario «il rischio è che qualcuno ne approfitti per indebolire ulteriormente le garanzie dei lavoratori».
Nel centrodestra “eccezione” Noi Moderati
Come detto, tutta schierata per l’astensione è la maggioranza. E desta polemica un video del segretario della Lega giovani che – accusa Arturo Scotto (Pd) – strappa le schede elettorali. A fare eccezione nel centrodestra è Noi Moderati che ha, da tempo, fatto sapere che voterà cinque no. «Cinque no ai referendum – ribadisce il leader Maurizio Lupi – per non tornare indietro di 20 anni, perché il lavoro lo danno le imprese e il lavoratore non è un nemico da sfruttare ma una risorsa. E per la cittadinanza dieci anni sono necessari per imparare la nostra lingua, per riconoscersi nei nostri valori, per integrarsi nella società».
Fonte: Il Sole 24 Ore