
Responsabilità dei sanitari, doppia ipotesi per lo scudo penale
Scudo penale per i camici bianchi. Ma anche un pacchetto di misure che puntano a potenziare la formazione sanitaria specialistica. E incentivi per implementare l’appeal della professione. Questi sono solo alcuni dei provvedimenti che dovrebbero rientrare nel disegno di legge delega in materia di professioni sanitarie che sarà presentato e discusso nel corso del pre Consiglio dei ministri previsto per oggi.
In cima alla lista, la questione più spinosa, da tempo al centro di un braccio di ferro tra i ministeri della Salute e della Giustizia: da voci provenienti dagli ambienti della giustizia, parrebbe ormai raggiunta la quadra sul tema della stabilizzazione dello scudo penale per i medici che, una volta strutturale, diventerebbe immediatamente operativo.
Riguardo alla definizione della misura – nata per far fronte alla fuga dei medici spaventati all’idea di finire in tribunale e ridurre al minimo il ricorso alla medicina difensiva, con prescrizioni in serie di esami e visite come cuscinetto – non è ancora chiaro quale delle due versioni sul tavolo potrebbe andare a regime, ragione per cui è da tempo in standby. Nonostante le richieste e gli appelli di Ordini, sindacati e professionisti.
La prima ipotesi conferma la punibilità penale solo per colpa grave e un applicazione dello scudo senza particolari paletti. La seconda, invece, particolarmente appoggiata dalla giustizia, contemplerebbe la non punibilità del medico, quindi l’applicazione dello scudo, solo in caso di interventi e attività sanitarie «di speciale difficoltà».
Lo spirito è quello di ristrutturare e riformare la Gelli Bianco, privilegiando percorsi di adempimento dei professionisti e stabilendo indicazioni e linee guida funzionali ad alimentare e assicurare buone pratiche in corsia.
Fonte: Il Sole 24 Ore