Resta il nodo risorse ma c’è il fondo ombra della delega fiscale

Resta il nodo risorse ma c’è il fondo ombra della delega fiscale

Fino al monitoraggio che calcolerà il dare-avere del concordato, in cui pesa però anche una perdita di entrate per il ravvedimento, questi fondi ufficialmente non esistono. E quindi non possono essere utilizzati. Tutto lascia pensare che prenderanno forma in tempo utile per la prossima legge di bilancio, la penultima della legislatura, per permettere al Governo di lasciare un nuovo segno sull’Irpef.

Aiuti a imprese e ceto medio

Il taglio fiscale al «ceto medio» evocato ieri da Meloni ha generato fin qui due ipotesi: la prima, più contenuta, punta a ridurre dal 35 al 33% l’attuale seconda aliquota, che abbraccia i redditi da 28mila a 50mila euro lordi all’anno. Interesserebbe 17 milioni di contribuenti, con un beneficio medio intorno ai 214 euro all’anno che però si concentrerebbe soprattutto sui quasi 8 milioni di italiani che hanno dichiarazioni comprese in questo secondo scaglione. La seconda strada, più ambiziosa, vorrebbe portare questa aliquota ridotta al 33% fino a quota 60mila euro di reddito. Costerebbe circa 4 miliardi di euro, alzando il beneficio medio a 342 euro all’anno.

Non sono cifre enormi, tanto più se si tiene in considerazione il drenaggio fiscale che con l’inflazione erode gli effetti degli sconti fiscali. Ma sono sufficienti ad animare il dibattito politico su uno dei temi più caldi del momento, soprattutto in un Paese in cui i redditi arrancano insieme alla produttività del lavoro.

L’Irpef però non è il solo dossier che bussa alle porte della manovra. Per le aziende c’è l’obiettivo di «rendere strutturale l’Ires premiale», rievocato ancora ieri da Maurizio Leo. Nella forma attuale, che abbraccia poco più di 18mila società, servono 466,5 milioni ogni due anni: sempre che non la si voglia rinforzare come chiedono le imprese.

Aumenti alla Difesa

E poi ci sono tutte le altre pressioni, più o meno emergenziali, in cui domina l’esigenza di aumentare gli investimenti nella Difesa che diventerà definitiva dopo il vertice Nato del 25-26 giugno. L’obiettivo di portare la spesa al 3,5% del Pil richiede almeno 33 miliardi, che sull’orizzonte decennale auspicato dall’Italia (e tutto da negoziare) fanno 3,3 miliardi all’anno. Qui potrebbero tornare utili i margini individuati per ora (circa 4,5 miliardi) rispetto alla traiettoria della spesa netta concordata con Bruxelles. Sempre che i prossimi mesi li confermino.

Fonte: Il Sole 24 Ore