Ricavi fermi nel 2025, il freno da auto e moda

Ricavi fermi nel 2025, il freno da auto e moda

La crescita più ampia delle importazioni porterà ad una riduzione dell’avanzo commerciale, che ad ogni modo resterà ampiamente oltre i 100 miliardi (al netto dell’energia), terzo miglior risultato di sempre. In termini settoriali si conferma il trend degli ultimi mesi, con una dispersione dei risultati ampia in una prevalenza di segni meno. Navi, aerei e treni realizzano la performance migliore (+6,8%), seguiti dalla farmaceutica. Ricavi in crescita anche per alimentari ed elettrotecnica.

Sul fronte opposto a cedere in modo netto sono le auto (-9%), seguite da moda (-3,5%), elettronica, e chimica, scenario che ormai si protrae da molti mesi.

Il prossimo biennio

Se questo è il presente, non brillante, le previsioni sono improntate ad un moderato ottimismo e nel biennio 2026-27 l’industria manifatturiera è vista crescere a ritmi moderati, dell’1% medio annuo a prezzi costanti, all’interno di un contesto mondiale che resta comunque pieno di incertezze.

Determinante – si spiega nel rapporto – sarà il miglioramento della domanda europea, guidata dal rientro dell’inflazione e dall’attesa ripartenza della Germania. La riattivazione del commercio intra-Ue potrà infatti compensare la debolezza degli scambi mondiali, spingendo verso un graduale miglioramento del saldo commerciale manifatturiero, visto nel 2027 a 113 miliardi, a ridosso del massimo storico del 2023.

Anche il mercato interno darà un contributo alla crescita, sia dal lato dei consumi che degli investimenti. Spinta che in termini settoriali verrà in particolare dalle aree medium e hi-tech, protagoniste di tassi di crescita quasi doppi rispetto alla media. Dunque anzitutto elettronica, con un fatturato deflazionato in aumento del 2,2% medio annuo. E poi meccanica (+2,2%), sostenuta dal riavvio del ciclo degli investimenti in macchinari e attrezzature e dal contributo del Pnrr. E infine le auto, in fisiologica risalita, seppure parziale, dopo la caduta recente.

Fonte: Il Sole 24 Ore