Ricerche di mercato, il valore generato si attesta a 38 miliardi di euro

Ricerche di mercato, il valore generato si attesta a 38 miliardi di euro

Una conoscenza diffusa e condivisa che vale 38 miliardi di euro. A tanto ammonta il valore associato ai progetti di ricerca condotti in Italia e nel mondo emersi dall’analisi degli associati Assirm, realtà nata nel 1991 e che riunisce le aziende italiane che svolgono ricerche di mercato, sondaggi di opinione e ricerca sociale. È quanto emerge dai lavori della dodicesima edizione del Market Research Forum 2025, che ha visto a Milano la partecipazione di oltre 1.300 partecipanti.

Il valore dei dati

A caccia di dati per cogliere i segnali deboli dei mercati e per mettersi in ascolto di tendenze e pubblici sempre più connessi, multitasking, distratti e quindi disorientati. Oggi l’87% delle imprese pianifica in modo più efficiente gli investimenti grazie alle ricerche di mercato, sempre stando ai dati della fotografia focalizzata sul Roi, e quindi sul ritorno all’investimento. L’indice di affidabilità delle ricerche è del 97%, mentre il tasso di fiducia va ricercato nella capacità di comprendere il contesto, anticipare le tendenze, evitare errori, sviluppare competenze per affrontare scelte efficaci sul lungo periodo. I dati lo confermano: per il 64% del campione i progetti di ricerca vengono riutilizzati in contesti successivi, a dimostrazione del loro valore duraturo.

Ricerche che orientano

Grazie a queste analisi il 65% delle aziende ha migliorato o ha sviluppato nuovi metodi, approcci e conoscenze. Già lo scorso anno il settore è cresciuto del +2,3% e più di un’azienda su due è pronta a investire in ricerca, riconoscendola come sistema di intelligence strategica. Così in un mondo dominato da fake news, deepfake e dati manipolabili, la professionalità certificata diventa presidio di fiducia. Anche l’AI offre opportunità straordinarie, ma richiede supervisione etica e trasparenza. Così la conoscenza risulta asset strategico imprescindibile. «In un contesto in cui la quantità di dati cresce a ritmi vertiginosi, è la qualità della ricerca – unita all’esperienza e all’etica professionale – a fare la differenza. Le imprese che investono in ricerca di valore non solo ottengono performance migliori, ma costruiscono fiducia, competenza e visione per il futuro. La capacità di interpretare i dati, integrando tecnologia, intuizione e intelligenza umana, è la chiave per trasformare l’incertezza in opportunità di crescita, innovazione e competitività, per le aziende e per il sistema Paese», afferma Enzo Frasio, Presidente di Assirm.

Il fattore tempo

La partita si gioca su un fattore tempo molto più contingentato e in una logica multidisciplinare: la comprensione dell’ascolto passa da tecnologie immersive e predittive – con l’intelligenza artificiale in fase di forte espansione – al capitale umano. La sfida è decodificare la complessità, in una fase storica dominato dal rumore di fondo e da una moltiplicazione di deepfake e contributi sintetici falsi. «I dati al giorno d’oggi sono spesso paragonati al petrolio, ma questa accezione non è corretta. Il petrolio è una risorsa scarsa mentre i dati non lo sono, ma lo diventano quando sono interconnessi, interpretati per condurre ad un’azione. Grazie alle nuove tecnologie e alla human intelligence il valore della ricerca diventa un moltiplicatore del ritorno sull’investimento di chi investe», conclude Frasio.

Fonte: Il Sole 24 Ore