Riciclo della plastica: per le aziende nel 2025 utili a zero

Riciclo della plastica: per le aziende nel 2025 utili a zero

Al ministero del Made in Italy le imprese del riciclo della plastica hanno portato le richieste di un settore in difficoltà per gli alti costi dell’energia e la concorrenza di prodotti extra-Ue più convenienti. «Abbiamo avuto un incontro con il Mimit che penserà a una soluzione alla crisi che stiamo attraversando, confrontandosi anche con il Mase. Speriamo arrivi presto», racconta Walter Regis, presidente di Assorimap, l’associazione che comprende il 90% della filiera dei riciclatori e rigeneratori di materie plastiche, un comparto che in Italia conta oltre 350 aziende, circa 10mila addetti, 690 milioni di euro di fatturato nel 2024 e una capacità installata di riciclo pari a 1,8 milioni di tonnellate (dati Plastic Consult).

Triplicati costi di produzione

A inizio ottobre era già stato convocato un tavolo con tutta la filiera della plastica, che condivide le crescenti difficoltà, al ministero dell’Ambiente. «Ha colto l’emergenza e la necessità di procedere con soluzioni urgenti. Non è una crisi improvvisa: cominciata col Covid, ormai è esplosa. Il costo complessivo di produzione della materia prima seconda (frutto del riciclo, ndr) in Italia, spinto dall’energia, è triplicato rispetto a Turchia e Cina ed è 5 volte superiore rispetto al Vietnam. Il prezzo di mercato del Pet riciclato oggi è di 1.400-1.500 euro alla tonnellata. Contro gli 8-900 euro di quello vergine prodotto in Europa e i 500 di quello vergine asiatico. Non è competitivo. È una situazione insostenibile. Con il rischio di creare un tappo al processo di raccolta dei rifiuti», ribadisce Regis.

Gli impianti chiusi

Il resto d’Europa non sta meglio, Assorimap riporta come dal 2023 nel continente abbiano chiuso circa 40 impianti, colpiti soprattutto Regno Unito e Paesi Bassi. E se la capacità di riciclo totale installata nell’Ue nel 2023 era di 13,2 milioni di tonnellate, oggi è stata erosa di 135mila tonnellate nel 2023 e di 280mila nel 2024, con le previsioni per il 2025 di perdere ulteriori 380mila tonnellate. Con le importazioni di polimeri extra-Ue aumentate del 10% nel primo semestre.Tra 2024 e 2025 ci sono state le prime due chiusure anche in Italia.

Utili a zero

«Le nostre imprese stanno soffrendo e continuano a produrre perché credono negli obiettivi di decarbonizzazione che l’Europa si è data. Ma dal 2022 hanno perso il 30% del fatturato. E se andiamo a vedere gli utili del riciclo della plastica, togliendo tutte le attività integrate, troviamo numeri inquietanti: 155 milioni nel 2022, 6 milioni nel 2023, probabilmente zero nel 2025», continua Regis, che elenca le soluzioni per ridare ossigeno al mercato: «Un contenuto minimo riciclato nei beni in plastica, non solo negli imballaggi come previsto dal Ppwr, per ridare fiato alla domanda. Certificati bianchi per chi produce utilizzando materie prime seconde, riconoscendone il risparmio energetico e di CO2, crediti di carbonio, maggiore tracciabilità dei materiali importati, controlli e sanzioni per chi non rispetta le regole».

Fonte: Il Sole 24 Ore