
Riecco i tango bond, come non restituire i soldi (ottenuti due volte) alla banca
La svolta in appello
Pochi giorni fa arriva la svolta. La Corte d’Appello di Napoli ribalta l’esito del primo grado con una motivazione chiara: il rimborso effettuato dallo Stato argentino ha causa e soggetti del tutto diversi rispetto a quelli considerati nel giudizio contro la banca. Il pagamento eseguito dalla stessa a titolo risarcitorio, dunque, non è venuto meno, né in tutto né in parte, per la sopravvenuta riscossione delle somme da parte dell’investitore nell’ambito dell’accordo con la Tfa.
In sostanza, la Corte esclude che il successivo rimborso abbia alcun effetto caducante sulla sentenza passata in giudicato. Né può configurarsi un indebito, perché Mps ha pagato in forza della sentenza stessa. Né, tantomeno, un ingiustificato arricchimento in quanto questa azione è residuale e non può essere invocata se esistono altri rimedi. La banca, sostiene la Corte, avrebbe eventualmente potuto agire in via autonoma sul piano della legittimazione al rimborso dei bond, ma non può scardinare un giudicato.
La tutela del giudicato
«La decisione – osserva l’avvocato Ursini, difensore dell’investitore – oltre a chiudere un lungo e logorante contenzioso, introduce un precedente potenzialmente rilevante per casi analoghi, soprattutto nel contesto delle grandi ristrutturazioni del debito sovrano. La Corte ribadisce un principio forse ovvio, ma non per questo scontato: non si può aggirare un diritto accertato con sentenza passata in giudicato solo perché la situazione patrimoniale del beneficiario è mutata successivamente. La tutela del giudicato – conclude l’avvocato – resta un baluardo, anche in presenza di eventi sopravvenuti favorevoli all’ex danneggiato».
La genesi dei tango bond
Emissione Tango bond. Tra il 1998 e il 2001, le banche internazionali acquistarono il debito della Repubblica Argentina (accumulato anche per la guerra delle Falkland negli anni 80) e lo rivendettero agli investitori italiani tramite obbligazioni (Tango bond).
Default del 2001. Nel dicembre di 24 anni fa, l’Argentina dichiarò il default del debito pubblico, pari a 132 miliardi di dollari. I titoli emessi dallo Stato non vennero ripagati agli investitori stranieri.
Fonte: Il Sole 24 Ore