Riforma della circolazione dell’arte: Italia in Scena apre qualche spiraglio
La miniriforma della circolazione dell’arte in Italia la porta in seno la proposta di legge “Italia in Scena”, presentata dall’onorevole Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, approvata il 21 ottobre alla Camera. Grandi promesse e piccoli, quasi lievi, cambiamenti vengono introdotti nell’attuale assetto del sistema italiano dell’arte ipervincolato. Le misure annunciate da Mollicone di semplificazione e valorizzazione a sostegno del mercato dell’arte e del collezionismo in Italia promettevano una svolta e di portare, dopo l’Iva ridotta al più concorrenziale 5% rispetto a quella dei vicini francesi, il mercato italiano a livello europeo. Quello che si è fatto apre sì una strada, che però è ancora lunga, visto che gli emendamenti approvati sinora alleviano solo alcune procedure amministrative. Ma vediamo quali.
Gli emendamenti approvati
Italia in Scena che potremmo ribattezzare Arte in Scena semplifica il procedimento finalizzato al rilascio degli Attestati di Libera Circolazione (ALC) per l’uscita definitiva dal territorio nazionale di opere di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre 70 anni, chiarendo che il soggetto che abbia presentato domanda di rilascio dell’ALC all’Ufficio Esportazione ha la facoltà di rinunciare alla domanda qualora non abbia più interesse all’esportazione del bene al di fuori dal territorio della Repubblica. Rinuncia che spesso si sarebbe voluto porre in essere per i tempi incerti e lunghi di risposta degli uffici amministrativi del Ministero, ma che invece in passato, per una prassi in voga presso gli uffici del Ministero, il ritiro della domanda non era consentita affatto con un disallineamento del regime di beni culturali dai generali di procedimenti autorizzatori amministrativi.
Il secondo emendamento elimina la necessità dell’autorizzazione da parte della Soprintendenza per lo spostamento di un bene notificato di proprietà privata all’interno del territorio italiano, anche al di fuori delle ipotesi in cui lo spostamento sia motivato da cambio dimora o sede del detentore. Un passo avanti verso una maggiore libera circolazione in Italia delle opere vincolate (articoli 21 e 22 del D.Lgs. 42/2004), sebbene – va precisato – che anche in questo caso si debba fare denuncia alla Soprintendenza senza però attendere l’autorizzazione che, talvolta, richiedeva anche 180 giorni.
Arte in Scena introduce, poi, la possibilità di rilascio di CAS/CAI (Certificato di Spedizione/Certificato di Importazione) anche per le opere per le quali non è richiesta un’autorizzazione all’uscita. Soluzione in realtà già trovata in via interpretativa dal Ministero della Cultura con le Circolari della Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio n. 25/2022 e n. 33/2023 (sotto i 13.500 euro e per i beni tra 50-70 anni) che però ora allarga il bacino estendendo i CAS e CAI per le opere di artisti viventi e per le opere con meno di 50 anni.
Altro emendamento allinea la validità temporale delle dichiarazioni utilizzate dal richiedente per chiarire che le cose da trasferire all’estero non abbiano bisogno d’autorizzazione alla durata dell’Attestato di Libera Circolazione, in pratica l’autocertificazione avrà la stessa validità degli ALC, cioè 5 anni, invece, che gli attuali sei mesi.
E, infine, la nuova legge introduce l’articolo 4-bis (Semplificazioni in favore del mercato dell’arte), innalzando a 50.000 €, dagli attuali 13.500, la soglia di valore per l’autorizzazione all’esportazione fuori dal territorio nazionale, fatta eccezione per i libri, la cui soglia rimane quella vigente. Ricordiamo che la Francia dal 1° gennaio nel 2021, periodo Covid, ha portato la soglia per i dipinti a 300.000 euro, per le sculture a 100.000, per i disegni a 30.000 e per le stampe a 20.000, ecc.. L’Italia con questo passetto in avanti è ancora lontana dalle soglie assai più alte previste dal Regolamento (CE) 116/2009 e, soprattutto, non differenzia come nel resto d’Europa, la soglia in base alla tipologia di bene d’arte. Sembra piuttosto una vittoria di Pirro che elegge nella soglia unica, anche quando non tutti i beni artistici sono uguali, un modello ben diverso da quello europeo. Ci si domanda se pensiamo veramente così di essere competitivi con il resto d’Europa?
Le reazioni e la strada da fare
Naturalmente l’Associazione Gruppo Apollo, che da tempo fa proposte concrete per rilanciare il mercato italiano, ha espresso soddisfazione per l’approvazione alla Camera della proposta di legge “Italia in scena”. “Il provvedimento recepisce in larga parte le istanze avanzate negli ultimi anni dagli operatori del settore e rappresenta un passo concreto verso un ecosistema più moderno, efficiente e competitivo, in grado di valorizzare il patrimonio culturale nazionale e di favorirne una gestione più efficiente e moderna” dichiarano e aggiungono che “il Gruppo Apollo riconosce il valore del dialogo costruttivo che ha caratterizzato il confronto con le istituzioni e con il Parlamento, e auspica che il processo legislativo possa proseguire con la massima celerità, così da consentire l’attuazione tempestiva delle misure approvate in prima lettura”.
L’Associazione continua nel frattempo a offrire il proprio contributo tecnico e propositivo per accompagnare la riforma e garantire al sistema dell’arte italiano le migliori condizioni di sviluppo e crescita. Insomma fuori dalle dichiarazioni, dopo la prima lettura, ora Italia in Scena va al Senato in Commissione Cultura per la discussione e le eventuali modifiche. Magari in questi successivi passaggi si riuscirà ad adeguare le soglie italiane a quelle europee e a rendere ancora più semplice la circolazione portando la soglia temporale unica a 70 anni, introducendo l’obbligo di acquisto in caso di diniego di attestato di libera circolazione, come accade in Francia e Regno Unito; l’obbligo di indennizzo in caso di notifica aggiornando gli incentivi al mecenatismo attraverso l’Art Bonus trasformandolo in uno strumento di reale incentivo al mecenatismo anche per soggetti privati, cioè per le persone giuridiche private senza fine di lucro proprietarie di beni culturali resi fruibili. La strada è ancora lunga.
Fonte: Il Sole 24 Ore