riorganizzazione e focus sul Nord America

riorganizzazione e focus sul Nord America

Barrick Gold è entrata nel mirino di Elliott Investment Management, che ne avrebbe rilevato una quota «rilevante», del valore di almeno 700 milioni di dollari, diventando uno dei primi dieci azionisti della società aurifera canadese, una delle maggiori al mondo.

Per il momento si tratta soltanto di indiscrezioni, riferite dal Financial Times: oltre all’entità della partecipazione, non si conoscono nemmeno gli obiettivi del fondo attivista. La teoria più plausibile tuttavia è che Elliott voglia spingere il management a concretizzare un progetto di riorganizzazione che di fatto riporterebbe indietro le lancette dell’orologio, al 2019 per la precisione, quando il gruppo canadese ha acquisito Randgold.

Il piano – che secondo fonti Reuters sarebbe stato già discusso dal consiglio di amministrazione di Barrick – prevederebbe di scindere il gruppo in due società separate: una focalizzata sulle attività in Nord America, le più redditizie e promettenti, e una seconda in cui verrebbe conferito il resto del portafoglio, in gran parte ereditato da Randgold, creando una sorta di “bad company” visto che molte operazioni si trovano in Paesi ad alto rischio e alcune hanno già incontrato serie difficoltà. Il caso più eclatante riguarda il Mali, dove la giunta militare per una disputa fiscale ha commissariato il complesso Loulo-Gounkoto, sequestrando scorte di oro, fermando l’export e costringendo Barrick a una svalutazione da un miliardo di dollari.

Sempre secondo Reuters, il gruppo vorrebbe a questo punto vendere sia il progetto in Mali che la miniera pakistana di Reko Diq (oro e rame), che si trova nella provincia separatista del Balochistan. Barrick è attiva anche in Congo e Papua Nuova Guinea, altre aree instabili. Le operazioni in Nord America d’altra parte non solo sono più “sicure”, ma stanno dando grandi soddisfazioni, soprattutto negli Stati Uniti, dove, nell’ambito del progetto Fourmile nel Nevada, Barrick ha individuato un deposito che descrive come una delle maggiori scoperte del secolo, con una produzione potenziale di 750mila once di oro all’anno. Il Nord America, ha confermato il ceo ad interim di Mark Hill, è «la nostra prossima area di crescita, quella su cui intendiamo focalizzarci in futuro».

Fonte: Il Sole 24 Ore