Risorse umane, il 61% dei capi del personale utilizza tecnologie di intelligenza artificiale

Risorse umane, il 61% dei capi del personale utilizza tecnologie di intelligenza artificiale

Negli uffici del personale cresce in modo esponenziale la diffusione di progetti basati su tecnologie di intelligenza artificiale generativa e soprattutto tra i leader Human Resources (Hr): dal 19% registrato nel 2023 la percentuale di crescita ha toccato il 61% in questi 10 mesi del 2025. Un segnale che indica una svolta nella maturità digitale delle direzioni risorse umane, pronte a trasformare il modo di lavorare valorizzando efficienza e produttività. È quanto emerge dalla ricerca “Processi di AI e impatti HR” coordinata da Luiss Business School e HRC Community e presentata recentemente a Roma nel corso dell’evento Future @Work “Non dire domani”, promosso da HRC Community in collaborazione con Luiss Business School. Un’occasione per fare il punto su come intelligenza artificiale (AI), cultura del lavoro e capitale umano stanno ridisegnando l’impresa italiana. Al centro del dibattito, la necessità per l’Italia, seconda potenza manifatturiera europea, di integrare AI e digitalizzazione per valorizzare le persone e diffondere innovazione anche oltre le grandi città.

AI come alleato strategico e la sfida culturale

L’intelligenza artificiale, spesso percepita come minaccia occupazionale, viene invece presentata come una leva per potenziare le capacità umane. Marco Gallo, Managing Director di Hrc Community, ha sottolineato come la vera sfida sia culturale: «passare dall’uso passivo della tecnologia a un ruolo dirigente “HR per AI”, dove le risorse umane guidino la trasformazione tutelando persone, etica e valore».

Formazione, mindset e fiducia: priorità per l’adozione responsabile dell’AI

Secondo l’Osservatorio esistono comunque forti gap generazionali e culturali nell’approccio all’intelligenza artificiale. I millennial (35-44 anni) sono la fascia più predisposta: il 90% la utilizza, il 76% ne condivide suggerimenti o feedback, mentre la fiducia scende tra le generazioni più anziane. L’indagine, in questo senso, raccomanda di estendere la formazione a tutti i livelli, non solo ai leader ma anche ai collaboratori, promuovendo una cultura della fiducia verso la tecnologia e la sua integrazione nei processi. Per questo l’Osservatorio mette in evidenza come l’uso dell’AI non possa essere un esercizio tecnologico, ma una risposta a bisogni reali e solo partendo dagli obiettivi strategici e dal valore per le persone è possibile costruire un modello di intelligenza artificiale sostenibile e responsabile.

Il rischio di disuguaglianze e il ruolo centrale del benessere

Il panel “Il decennio dei (tecno)-miliardari” ha richiamato l’attenzione sui rischi sociali della transizione digitale, con l’acuirsi delle disuguaglianze a causa della disparità di competenze digitali. A ciò si somma la necessità di mettere al centro il benessere dei lavoratori, tra cui emerge l’esigenza di equilibrare vita privata e lavoro, oltre che promuovere cultura e collaborazione. Gabriele Fava, Presidente Inps, ha descritto come l’intelligenza artificiale sia già un pilastro operativo nell’ente, con decine di progetti attivi per migliorare servizi, efficienza e risposta ai bisogni soprattutto dei giovani. Allo stesso modo Giordano Fatali di HRC Group ha evidenziato l’importanza della collaborazione tra competenze diverse per superare frammentazioni e municipalismi, favorendo uno sviluppo integrato del Paese. Sui giovani il presidente dell’Inps ha sottolineato, inoltre, come questi siano il baricentro della strategia dell’Istituto: non una nicchia, ma la leva del futuro produttivo. «Non esiste welfare sostenibile senza lavoro giovanile di qualità. L’AI serve a questo: individuare prima i bisogni, semplificare l’accesso ai diritti, allineare formazione e occupazione. La direzione è netta: più servizi digitali, più competenze, più trasparenza sui risultati. Tecnologia dove serve, persone sempre al centro. Così l’Inps trasforma i dati in decisioni e le decisioni in opportunità per famiglie, imprese e, soprattutto, per le nuove generazioni», ha concluso Fava.

Fonte: Il Sole 24 Ore