
Roma-Berlino, prove di sintonia: cosa si gioca oggi Meloni nell’incontro con Merz
La smentita sull’esclusione dell’Italia dai partner strategici della Germania nel patto di Governo tra Cdu/Csu e Spd rivelata dalla Welt nei giorni scorsi ha certamente aiutato. Ed è più che probabile che ci sarà un ulteriore “approfondimento” nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e Friedrich Merz. Ma al centro del faccia a faccia tra la Premier italiana e il Cancelliere tedesco, in arrivo a Roma per partecipare all’intronizzazione di Leone XIV, ci sono anzitutto: dazi, piano di Riarmo e immigrazione.
Il settore auto
La collaborazione tra Italia e il nuovo Cancelliere è intensa ed è cominciata ancor prima che Merz assumesse la guida del governo. Meloni lo ha confermato pubblicamente nei giorni scorsi durante il question time in Parlamento sottolineando come Italia e Germania – «le due principali manifatture europee» – possano dare insieme «un contributo concreto al rilancio della nostra base industriale, in primis del settore dell’auto». E del resto non potrebbe essere altrimenti visto il legame quasi inscindibile tra l’industria tedesca e quella italiana, che sono anche i Paesi che più di ogni altro rischiano di essere penalizzati dalla guerra commerciale dichiarata da Donald Trump. Non a caso del confronto/scontro con il tycoon si sono mossi con lo stesso registro. Obiettivo di entrambi è trovare un’intesa con l’amministrazione statunitense. Ma non solo.
Il green deal
Sia la Germania che l’Italia sono convinte che vadano riviste alcune delle regole portate avanti nella scorsa legislatura da Bruxelles sul Green Deal, quei «dazi interni che minano la competitività europea, ha sintetizzato la Premier. Qualcosa si sta muovendo, vedi il rinvio delle multe ai costruttori di auto portato avanti dalla stessa Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. L’altro tema caldo – come già accennato – è il Piano di riarmo.
Il piano di riarmo
Berlino è stato tra i partner europei quello che ha più spinto per la possibilità di sospendere i vincoli del Patto di stabilità per la spesa sulla difesa adottando la clausola di salvaguardia. Una scelta che invece Roma (nonostante più volte lo avesse proposto) non ha accolto con entusiasmo tant’è che l’Italia è tra quei Paesi che non hanno presentato a Bruxelles la richiesta di sospensione. La scelta però è solo rinviata a fine giugno, quando si terrà il summit Nato in cui verrà ufficializzato il nuovo tetto di spesa da raggiungere. Gli Usa di Trump chiedono il 5%, l’Italia si presenterà a L’Aia con il 2% nel quale rientra anche la spesa per la Guardia costiera. Meloni però è consapevole che bisogna spingere sull’acceleratore. Il rischio marginalizzazione tanto dai principali partner europei che dalla stessa amministrazione Usa è reale. Così come le ricadute sull’industria bellica italiana e non solo, vista la possibile riconversione di produzioni in Germania. Il Governo italiano però punta a un maggior coinvolgimento europeo sul fronte finanziario mutuando quanto avvenuto in occasione del Covid con Nex Generation Eu. Un’ipotesi che finora è stata respinta. E tra i contrari c’è anche la Germania di Merz. Tuttavia la necessità di accelerare potrebbe indurre anche il Cancelliere a valutare un riavvicinamento.
Il dossier immigrazione
Quanto al dossier immigrazione, qui le posizioni sono ormai quasi sovrapponibili. Merz – complice anche l’ascesa dell’estrema destra di Afd – ha sposato la linea dura sia sul fronte dell’ingresso in Germania che sui rimpatri, compresa l’ipotesi di esaminare le richieste di asilo in Paesi terzi.
Fonte: Il Sole 24 Ore