Rottamazione, piani flessibili e rata minima da 50 euro

Rottamazione, piani flessibili e rata minima da 50 euro

Mentre al ministero dell’Economia si susseguono le riunioni sul Piano dei conti da presentare domani alle 19 al consiglio dei ministri, continuano a venire alla luce i connotati della rottamazione 5 che sarà attuata con la legge di bilancio; in un quadro di finanza pubblica che non sembra destinato a ricevere molto ossigeno dal concordato preventivo biennale, chiuso ieri con un tasso di adesione che secondo le prime stime degli addetti ai lavori si ferma intorno al 10% della platea.La nuova sanatoria sarà ridimensionata rispetto all’impianto iniziale scritto nel Ddl leghista; «ma lo sapevamo già», riconosce il presidente della commissione Finanze al Senato Massimo Garavaglia. Con ogni probabilità, il calendario arriverà al massimo a otto anni, 96 rate. Non per tutti, però: perché l’idea è di diversificare il piano di pagamento in base al valore del debito, riducendo quindi i tempi per le cartelle più leggere.

Nodo costi di gestione

L’obiettivo è di non prevedere rate troppo basse, che avrebbero costi di gestione sproporzionati rispetto al gettito atteso: per la stessa ragione il meccanismo non dovrebbe consentire singole tranche inferiori ai 50 euro. Il dettaglio non è da poco, se si calcola che il 75,9% dei debiti ancora accumulati nel magazzino della riscossione non arriva a mille euro (il dato è nella relazione sulla commissione tecnica per la riscossione, che riceverà domani il parere politico di Regioni ed enti locali in Unificata). Diviso in 96 rate, un debito così leggero si tradurrebbe in pagamenti singoli in genere sotto ai 10 euro.

Ma a complicare la vita delle quattro precedenti rottamazioni, che hanno perso per strada il 58,6% delle entrate previste (47,7 miliardi su 81,1), c’è il problema speculare delle rate troppo alte quando le somme in gioco sono consistenti. Soprattutto all’inizio, perché fin qui le sanatorie hanno chiesto di concentrare il 20% del debito nelle prime due rate, seguite da appuntamenti del 5%. La nuova definizione agevolata dovrebbe quindi prevedere rate tutte uguali, senza un «chip d’ingresso» anti recidivi come talvolta ipotizzato. E potrebbe anche ammorbidire la tagliola che fa scattare la decadenza dopo un mancato appuntamento alla cassa, assomigliando quindi sempre più alla rateazione ordinaria.

Sudoku della finanza pubblica

A completare il sudoku della finanza pubblica c’è poi il bis del concordato preventivo, che ha chiuso ieri i battenti. Sui numeri ufficiali il riserbo è stretto, ma le stime informali circolate ieri parlano di un tasso di adesione intorno al 10%, da calcolare però sulla platea ridotta di chi – qualche centinaio di migliaia di contribuenti – ha già inviato le dichiarazioni (il termine per il modello Redditi scade a fine ottobre). Il contatore, insomma, si sarebbe fermato a una frazione delle cifre raggiunte lo scorso anno, quando però il patto era aperto ai forfettari. Resta da vedere se le cifre promuoveranno un supplemento di riflessione su una riapertura dei termini, che però fin qui le categorie non hanno richiesto. Cifre alla mano, comincia comunque a comporsi l’impianto della manovra, che per linee generali sarà descritta nel Documento programmatico di finanza pubblica atteso alle Camere subito dopo il via libera del consiglio dei ministri.

Fonte: Il Sole 24 Ore