Rubio alla Cina: pressioni sull’Iran contro la chiusura dello stretto di Hormuz. Trump, danni «monumentali» a siti nucleari iraniani
Pechino risponde: le bombe Usa sull’Iran sono un colpo alla sicurezza globale
Gli attacchi agli impianti nucleari in Iran potrebbero danneggiare la sicurezza alimentare di diversi Paesi. Lo ha affermato in un’intervista alla Tass Sergei Dankvert, capo di Rosselkhoznadzor, l’ente russo di controllo e vigilanza nel campo della veterinaria e della qualità e sicurezza dei prodotti alimentari. “Il pericolo maggiore – ha detto Dankvert – è rappresentato dagli attacchi agli impianti nucleari, che potrebbero causare la contaminazione dei territori. L’Iran produce grandi quantità di prodotti vegetali e animali. Pertanto, tali danni avrebbero un grave impatto in termini di approvvigionamento alimentare”.
Il presidente americano Donald Trump ha annunciato sulla sua piattaforma Truth Social che i siti nucleari iraniani hanno subito “danni monumentali” nell’attacco americano, sebbene una valutazione statunitense sia ancora in corso. “I danni maggiori si sono verificati molto al di sotto del livello del suolo. Centro del bersaglio!!!”, ha scritto Trump. “Annientamento è un termine esatto. La struttura bianca mostrata è incastonata profondamente nella roccia, con il tetto ben al di sotto del livello del terreno, e completamente protetto dal fuoco”, ha spiegato Trump.
L’azione militare Usa contro l’Iran, “in grave violazione degli scopi e dei principi della Carta dell’Onu e del diritto internazionale, non solo aumenta le tensioni in Medio Oriente, ma rischia anche di innescare una crisi più ampia”. Il Global Times, il tabloid del Quotidiano del Popolo, la voce del Partito comunista cinese, critica duramente in un editoriale l’intervento americano del fine settimana pro Israele nel conflitto contro Teheran, osservando che “ciò che le bombe Usa hanno colpito è il fondamento dell’ordine di sicurezza internazionale. Attaccando gli impianti nucleari sotto la tutela dell’Aiea, Washington ha creato un pericoloso precedente”. Data la loro natura unica, “i danni a tali siti potrebbero causare gravi perdite nucleari, con il potenziale rischio di disastri umanitari e gravi rischi per la sicurezza regionale. Le tragiche lezioni del passato, tratte dagli incidenti nucleari di Chernobyl e Fukushima, hanno già dimostrato che le conseguenze delle perdite nucleari non sono una minaccia per un singolo paese, ma hanno un impatto sulle nazioni confinanti e sulla sicurezza globale”. Utilizzando bombe ’bunker-buster’ per “ottenere ciò che Israele non è riuscito a fare”, gli Stati Uniti “hanno aumentato deliberatamente il livello di armamenti utilizzati, gettando benzina sul fuoco della guerra e spingendo il conflitto Iran-Israele sempre più verso uno stato incontrollabile”, si legge nell’editoriale. Per l’Iran, l’attacco “è una palese provocazione. Dopo aver risposto di riservarsi tutte le opzioni per difendere la propria sovranità, i propri interessi e il proprio popolo, Teheran ha lanciato domenica per la prima volta il potente missile Kheibar Shekan contro Israele”. Il parlamento iraniano ha poi votato a favore della chiusura dello Stretto di Hormuz, un punto critico di transito circa un quinto del consumo mondiale di petrolio e gas. Una volta che “sarà bloccato dalla guerra, i prezzi internazionali del petrolio sono destinati a fluttuare drasticamente, mentre la sicurezza del trasporto marittimo globale e la stabilità economica dovranno affrontare serie sfide”, sottolinea l’editoriale.
Fonte: Il Sole 24 Ore