
rugby donne, Italia fuori dai quarti: errori e infortuni decisivi
YORK – Game over per le Azzurre del rugby in Coppa del Mondo. Due partite, due sconfitte, e la qualificazione ai quarti di finale (conquistata per la prima volta nella precedente edizione del Mondiale, Nuova Zelanda 2021) è già sfumata. Resta da giocare il match con il Brasile e sarà una vittoria, senza che questo possa cambiare sostanzialmente il bilancio: negativo è, negativo resterà. Da quel momento in poi non si potrà che guardare che cosa fanno le altre, fino all’atto conclusivo, la finale nello stadio di Twickenham già al tutto esaurito. Ottantaduemila spettatori: un successo strabiliante per il rugby donne, nel Paese dove il rugby è nato, lo stesso Paese che ora spinge la propria Nazionale – le “Red Roses” – verso il titolo.
Ma torniamo all’ultimo fine settimana. Davanti a seimila appassionati (e appassionate, ovviamente…), dopo che la sera prima – sempre al Community Stadium di York – Australia e Usa avevano messo in scena una partita davvero spettacolare chiusa sul 31 pari, domenica l’Italia si è giocata tutto in una sorta di spareggio con il Sudafrica, che aveva sempre battuto nelle tre occasioni in cui le due squadre si erano incontrate. Ma questa volta è andata male: le ragazze in verde hanno mostrato indubbi miglioramenti nel gioco e a quel punto ha contato, molto, la loro evidente superiorità fisica.
Non che le Azzurre non abbiano lottato e che non abbiano trovato più volte combinazioni brillanti. Il risultato, 34-29 (primo tempo 17-12), e il conto delle mete, 5-4 per la squadra vittoriosa, raccontano di una partita combattuta. Combattuta fino all’ultimo, se è vero che la meta decisiva è arrivata a sei minuti dalla fine e che nel tempo rimasto la squadra del ct Fabio Roselli era riuscita in qualche modo a riportarsi in avanti. Ma il problema n. 1, una volta arginata la mischia avversaria dopo un inizio inquietante con una meta subita al secondo minuto, è consistito in una insufficiente dose di accuratezza, da cui un numero eccessivo di errori, nei passaggi come nei calci di spostamento (un aspetto, quest’ultimo, che continua a limitare fortemente il nostro gioco). Troppo spreco, in un match come questo.
Certo, c’era da fare i conti con una pressione consistente e con un paio di infortuni: Sara Tounesi, la giocatrice con il maggiore impatto fisico, è uscita dopo una decina di minuti e l’esperta Michela Sillari, un pilastro difensivo fra le trequarti e la più brava a calciare in mezzo ai pali, non è arrivata alla fine del primo tempo.
Secondo il commissario tecnico, che pure si riserva un esame più accurato a freddo, «è mancata, probabilmente per un fattore emotivo, la connessione tra le componenti della squadra, e questo ci ha portato a giocare una partita totalmente diversa da quella che avevamo programmato. La dimostrazione sta nel fatto che quando le ragazze sono riuscite a muovere velocemente la palla le occasioni sono arrivate».
Fonte: Il Sole 24 Ore