Rwm: la fabbrica di droni e armamenti bellici tra proteste, ricorsi e investimenti per oltre 140 milioni
Da una parte un piano di espansione con investimenti e assunzioni, dall’altra le proteste e la mobilitazione dei comitati contro la “fabbrica di materiale bellico” della Rwm. Al centro una procedura burocratico amministrativa fatta di ricorsi e sentenze ma non ancora risolta, a cui è appeso un progetto di crescita con cui si prevede l’inserimento di altre 200 persone in un compendio produttivo che oggi ne impiega 550 tra diretti e somministrati.
Ordini per oltre 200 milioni
È, in pillole, la vicenda che riguarda l’azienda controllata dal gruppo Rheinmetall, che nello stabilimento sardo di Domusnovas produce materiale bellico e droni per cui sono previsti ordini per 200 milioni di euro.
Un investimento da 140 milioni
La vicenda di questo stabilimento, per molto tempo al centro di polemiche e contestazioni da parte dei movimenti pacifisti e ambientalisti, inizia quando l’azienda presenta un progetto per un ampliamento legato a un piano di investimenti di circa 140 milioni di euro.
Un percorso burocratico senza fine
Il progetto non viene sottoposto a Via (valutazione di impatto ambientale). Su questo punto i movimenti ambientalisti e le associazioni pacifiste fanno ricorso. Il Tar, però, dà ragione alla Rwm. A seguire c’è un altro ricorso, gli ambientalisti si rivolgono al Consiglio di Stato che accoglie l’istanza. Rwm deve, quindi, presentare una Via ex post, ossia a lavori fatti. Dopo qualche anno la procedura di Via si conclude e gli uffici della Regione trasmettono alla Giunta chiedendo di approvare la delibera. L’esecutivo non procede e parte una diffida dalla Rwm. Dalla Giunta c’è una richiesta agli uffici di ulteriori approfondimenti. C’è poi il ricorso al Tar della Rwm con il tribunale amministrativo che si pronuncia e ordina alla Regione di esitare la procedura entro 60 giorni. In caso contrario la chiusura della pratica sarà svolta da un commissario ad acta.
La reazione dell’azienda
«Con sentenze pubblicate venerdì 17 ottobre, il Tar Sardegna ha accolto i due ricorsi presentati da Rwm Italia per vedere riconosciuta, da un lato, l’inerzia della Regione Autonoma della Sardegna che colpevolmente ritarda l’adozione del provvedimento di Via ex-post inerente ai nuovi reparti completati nel 2021, e sentire confermata, dall’altro, la mancanza di trasparenza del medesimo ente, che ci ha negato la visione di importante documentazione, prodotta dall’amministrazione regionale al termine dell’istruttoria procedimentale – fa sapere con una nota, Fabio Sgarzi, amministratore delegato di Rwm Italia Spa -. Il Tar ha accertato la violazione, da parte della Regione, del suo obbligo di provvedere sulla Via entro termini a oggi ampiamente trascorsi e le ha perciò ordinato di chiudere il procedimento entro al massimo sessanta giorni; qualora questo non avvenisse, il provvedimento finale sarà rimesso al Ministero dell’Ambiente».
Fonte: Il Sole 24 Ore