Sanità da 10 miliardi, Visconti: «Strumenti anticorruzione disponibili ma non utilizzati»

Sanità da 10 miliardi, Visconti: «Strumenti anticorruzione disponibili ma non utilizzati»

«Introduciamo una norma che imponga agli operatori la verifica della sussistenza di tentativi di infiltrazione non solo della mafia ma anche della politica per condizionare le scelte dell’impresa allo scopo di ottenere risorse pubbliche, in analogia a quanto previsto nella documentazione antimafia». A parlare è Costantino Visconti, ordinario di Diritto penale all’Università di Palermo, direttore del Dems (Scienze Politiche e delle relazioni internazionali) da anni impegnato in collaborazione con Transcrime dell’Università cattolica ad approfondire i temi della prevenzione antimafia e in generale a studiare il fenomeno del condizionamento criminale (non solo mafioso) dell’economia: studi culminati spesso in proposte legislative. Il focus questa volta, anche per motivi di stretta cronaca, è la sanità in Sicilia «un affare da circa 10 miliardi di euro, che transitano nel bilancio regionale, ma è sotto gli occhi di tutti un differenziale tra quanto si spende e la qualità del servizio sanitario. Qualsiasi decisore pubblico dovrebbe farsi delle domande: cosa accade? Una risposta la sia ha sul piano strutturale e nazionale: ci sono meno soldi per la sanità. Esistono, però, altre ragioni che i decisori pubblici, politica e burocrazia, non vogliono affrontare» dice Visconti.

Scelte sui contratti inquinate alla radice

Il pezzo pubblicato ieri (domenica 16 novembre) sull’edizione online del Sole 24 Ore lo ha fatto sobbalzare sulla sedia e ha affidato alcune proposte all’Agi e al Sole 24 Ore. Il quadro che emerge è sconfortante ed è partendo (anche) da quell’inchiesta che Visconti rilancia: «Determinate scelte su contratti, appalti e consulenze – risponde – sono spesso inquinate alla radice da interessi privati, incarnati in vere e proprie ’tribù’, nascosti dietro o dentro operatori economici e insediate nel mondo politico-burocratico. Si ha la sensazione che molte scelte sulla destinazione delle risorse pubbliche siano condizionate proprio da quelle tribù. Affiora, cioè, una commistione tra operatori economici e politica e dunque va verificato se vi siano pezzi di potere politico-burocratico che stanno dentro, direttamente o indirettamente, gli assetti proprietari degli operatori economici che contrattano con la pubblica amministrazione in materia di sanità. Ad esempio: voglio incrementare il budget di spesa pubblica verso un operatore economico? Bene, in accordo tra le varie tribù (che competono ma di regola trovano poi l’intesa con vantaggi reciproci) manderò, ad esempio, a dirigere l’Azienda sanitaria provinciale un manager che avrà il compito di attuare il progetto».

Il salto di qualità che è avvenuto

C’è un salto di qualità che ricorda quello descritto da Giovanni Falcone a proposito dell’evoluzione mafiosa: il mafioso non si limita più a travestirsi da imprenditore, diventa imprenditore. «In questo caso – spiega il giurista – non credo che la mafia giochi un ruolo rilevante, non direttamente almeno, ma il processo è simile. Dobbiamo, piuttosto, verificare l’ipotesi che interessi politico-burocratici siano direttamente inseriti, o ne risultino ultimi beneficiari, negli assetti proprietari degli operatori economici che ottengono risorse pubbliche dalla Regione Siciliana». Ma come procedere? «La Regione, con una semplice azione amministrativa – spiega Visconti – potrebbe mappare gli assetti proprietari degli operatori esistenti, a cominciare dalle strutture private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, le Rsa e tutti gli altri fornitori di beni e servizi del settore. E poi, con una semplicissima ricognizione amministrativa, si potrebbero censire le numerose consulenze a terzi assegnate a pioggia, anche negli enti controllati dalla Regione, poiché lì v’è un rischio criminale aggiuntivo di “triangolazioni”: si scambiano favori e si facilitano interessi comuni tra politici, burocrati e imprenditori».

L’importanza della titolarità effettiva

È una sorta di esame del sangue applicato alla spesa sanitaria regionale? «Sì – dice Visconti – poiché l’analisi della titolarità effettiva degli operatori economici, e del cosiddetto “ultimo beneficiario”, è un metodo consolidato nel nostro ordinamento, promosso da fonti europee e applicato nelle prassi antiriciclaggio in materia di segnalazioni di operazioni sospette. Un approccio che, peraltro, la Regione Siciliana sembrerebbe aver già avviato con l’introduzione di un apposito Modulo di rilevazione dei titolari effettivi prescritta da un decreto ministeriale riguardante l’impiego dei fondi Pnrr: prima che arrivino le Procure della Repubblica, gli organi amministrativi potrebbero tenere sotto controllo fenomeni di conflitto di interessi con l’effetto di prevenire i contesti di rischio ove si generano i fenomeni corruttivi. Mi creda, dico cose assai scontate per gli addetti ai lavori e non posso credere che all’Ars e a Palazzo d’Orleans non se ne sappia nulla, e addirittura non conoscano il loro piano triennale anticorruzione da poco aggiornato e trasfuso nel Piao 2025-27».

Fonte: Il Sole 24 Ore