Sanità, il Governo impugna la legge della Sicilia per assumere medici obiettori: ecco perché

Sanità, il Governo impugna la legge della Sicilia per assumere medici obiettori: ecco perché

La Regione Sicilia voleva modificare i criteri di assunzione negli ospedali pubblici, impedendo ai medici obiettori di coscienza di essere assunti. Il Consiglio dei Ministri – in una comunicazione di Fratelli d’Italia – ha impugnato la legge 23 del 5/06/2025 della Regione siciliana. «Violava la Costituzione, non si può negare agli obiettori di partecipare ai concorsi». A dichiararlo sono il senatore e capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione insularità Raoul Russo e Carolina Varchi, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera in commissione giustizia.

La legittimità costituzionale

«L’obiezione di coscienza rappresenta l’espressione più autentica della libertà personale, religiosa, morale e intellettuale. Per tale motivo apprendiamo favorevolmente l’impugnativa da parte del consiglio dei Ministri della legge che prevedeva l’assunzione negli ospedali pubblici di medici e altro personale non obiettore di coscienza», spiegano. «La legge violava l’articolo 117 della Costituzione, che garantisce i principi di uguaglianza, di diritto di obiezione di coscienza, di parità di accesso agli uffici pubblici e in tema di pubblico concorso. La legge 194 del ’78 – aggiungono Russo e Varchi – garantisce appieno tutti i diritti in campo ed in Sicilia non vi è alcun problema legato alla sua concreta applicazione. La legge impugnata da Roma, pertanto, aveva un carattere strumentale». «Noi non siamo contro l’obiezione di coscienza che non è solo una questione di principio ma anche uno strumento concreto di tutela della dignità umana, della pluralità delle coscienze e della convivenza democratica, ma – concludono Russo e Varchi – va garantita a tutti la possibilità di partecipare ad un concorso pubblico».

Il numero di obiettori di coscienza

In Italia, gli ospedali pubblici sono tenuti per legge a garantire l’accesso all’aborto, ma nella realtà questo diritto può risultare difficile da esercitare, soprattutto nelle strutture dove è alta la presenza di medici obiettori. Non esistono, infatti, vincoli specifici che impongano l’assunzione di personale non obiettore. In questo contesto, la decisione presa dalla Sicilia assume un’importanza particolare e rappresenta un caso raro a livello nazionale, anche perché la regione presenta una delle più alte percentuali di obiettori e tra le maggiori difficoltà di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Come si legge nell’ultima relazione, «nel 2022, la quota di ginecologi obiettori di coscienza risulta pari al 60,5%, inferiore rispetto al 63,6% dell’anno precedente, ma ancora elevata e con notevoli differenze tra le Regioni: le percentuali più alte di ginecologi obiettori di coscienza si rilevano in Molise (90,9%) e Sicilia (81,5%); le percentuali più basse in Valle d’Aosta (25,0%) e Provincia Autonoma di Trento (31,8%)». I dati vengono riportati sono aggregati su media regionale, non per singola struttura sanitaria. L’associazione Luca Coscioni ha effettuato diverse richieste di accesso civico e ha riscontrato che in molte Regioni diversi ospedali hanno il 100% dei medici e del personale sanitario obiettore. Ad esempio, in tutta la provincia di Messina non c’è nemmeno un medico che pratica l’Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), mentre in provincia di Trapani ce n’è solo uno. Tale ultimo dato comporta una possibile disparità di trattamento nel territorio nazionale tra le diverse Regioni, con situazioni nelle quali le donne potrebbero essere costrette a cambiare città (o, in casi estremi, Regione) per praticare l’interruzione.

Fonte: Il Sole 24 Ore