Sap, l’hi tech tedesco gioca le carte su cloud e intelligenza artificiale

Sap, l’hi tech tedesco gioca le carte su cloud e intelligenza artificiale

Un singolo numero dice sempre – quasi – nulla sul business aziendale. La serie storica abbastanza lunga, invece, riesce per lo meno ad offrire delle suggestioni. È così anche nel caso di Sap che, di recente, è diventata la più grande società europea per capitalizzazione. Ebbene: “scartabellando” tra i grafici del terminale Bloomberg, salta all’occhio un andamento preciso. La sempre maggiore dedizione al mondo del cloud computing, con il contestuale incremento del peso di quest’ultimo sul totale dei ricavi.

La corsa del cloud

Così, dieci esercizi fa e secondo il terminale Bloomberg, la nuvola informativa aveva generato circa l’11% delle vendite. Successivamente, l’incidenza del cloud computing sul fatturato di gruppo ha superato il 20% (2018) per arrivare al 43,8% nel 2023. Lo scorso anno, infine, il mondo del Software as a service (Saas) o del Platform as service (Paas) fino all’Infrastructure as a service (Iaas) si è assestato al 50,16% del giro d’affari. Contestualmente, da un lato l’area del Software Licenses & Support – che un decennio fa la faceva da padrona – è finita più sullo sfondo; e, dall’altro, la stessa offerta di servizi ha perso di peso, seppure in maniera più contenuta. Più precisamente, quest’ultimo fronte valeva il 17,2% nel 2015 e adesso viaggia intorno al 12,7%. Il primo segmento invece, sempre nel 2015, aveva generato il 71,2% dai ricavi e attualmente vale poco di più del 37% (2024). Insomma: l’impegno nei confronti della nuvola informatica è nei numeri. Vero! Secondo Statista, il dominio del mondo del cloud – alla fine del 2024 – è appannaggio di Aws (Amazon) con il 30% del mercato seguito da Azure di Microsoft (21%) e Google Cloud (12%). Poi, via via le altre realtà: da Alibaba a Oracle fino a Saleforce e Ibm. Cioè: Sap non compare tra le prime posizioni. Ciò detto, però, secondo cloudwars.com Sap è al quinto posto tra i venditori del settore con la maggiore influenza globale. La nuvola informatica è, quindi, al centro.

Già, al centro. Ma quale il reale oggetto sociale del gruppo? Sap – in linea di massima – divide l’attività in tre grandi aree. La prima è – per l’appunto – il cloud. Questa, a sua volta, si articola in Saas, Paas e Iaas. Si tratta dei tre livelli in cui la nuvola informatica può operare. Nel Software as a Service, il gruppo offre App per le aziende già pronte all’uso via web e che girano sui suoi server. Con il Platform as a Service, invece, è dato agli sviluppatori del cliente un ambiente online per creare applicazioni personalizzate. Nell’Infrastructure as a Service, infine, Sap affitta server virtuali e risorse di base, dando pieno controllo tecnico all’utente al fine d’installare e gestire il proprio software. Il focus, in questi ambiti, è sulle prime due modalità (Saas e Paas) che, da una parte, nel primo trimestre del 2025 hanno generato 4,9 miliardi di ricavi (9,01 il fatturato complessivo); e cui, dall’altra, ha contribuito per larga parte il prodotto di punta del software di Enterprise resource planning (Erp). La seconda area, invece, è il Software licenses & support. Qui la società vende licenze per installare i suoi software direttamente nei server dei clienti (modello “on-premise”). Insieme alla licenza, poi, è offerto un contratto di supporto tecnico continuativo, il quale include aggiornamenti, patch di sicurezza e assistenza. Si tratta di una divisione che, sempre nel primo quarter del 2025, ha prodotto 2,9 miliardi di giro d’affari. La terza area, infine, comprende varie attività: dalla consulenza alla formazione fino all’ implementazione e supporto tecnico personalizzato dell’utente. Un mondo il quale – tra gennaio e marzo scorsi -ha raggiunto 1,01 miliardi in vendite.

L’ultimo trimestre

Se queste le descrizioni dell’attività di Sap e il trend storico, quale invece l’andamento consolidato nell’ultimo trimestre? Il gruppo hi tech ha riportato fatturato e redditività in rialzo. In particolare, la prima riga di bilancio è salita del 12% rispetto allo stesso periodo del 2024 (+11% a cambi costanti). L’utile per azione rettificato, dal canto suo, si è assestato a 1,44 euro, in aumento del 79% se confrontato con l’Eps di un anno prima. A ben vedere, non entrambi i numeri di conto economico sono andati oltre le stime. Il consensus è stato battuto con riferimento alla redditività ma non riguardo al fatturato. La stessa divisione della nuvola informata ha registrato una crescita inferiore alle previsioni del mercato. Si dirà: un contesto che – nella seduta immediatamente dopo la pubblicazione dei dati – ha fatto crollare il titolo in Borsa. Tutt’altro! Sap, il 23 aprile, è balzato del 10,62%. Come mai? Perché – è l’indicazione degli esperti – il gruppo, nonostante le difficoltà legate al contesto macroeconomico in scia ai dazi di Donald Trump – ha mantenuto la barra dritta rispetto all’outlook sul 2025. La società ha confermato l’utile operativo (non Ifrs) tra 10,3 e 10,6 miliardi (in rialzo del 26% – 30% a valute correnti). Non solo. Tra le altre cose l’azienda ha indicato, da un lato, che il punto di caduta del giro d’affari di Cloud & Softtware dovrebbe essere compreso tra 31,1 e 33,6 miliardi; e che, dall’altro, il free cash flow è atteso intorno a 8 miliardi di euro. Vero! Il direttore finanziario del gruppo Domik Asaf ha sottolineato come «ribadire le linee guida per l’intero anno non sia stato facile». E, tuttavia, il fatto che la multinazionale tedesca abbia comunque concretizzato la mossa è stato apprezzato dagli investitori. Tanto che, in Borsa, da inizio anno il titolo a Francoforte è in rialzo – secondo il terminale Bloomberg – del 15,2%. Sull’anno, invece, l’incremento è del 53,2%. Guardando, infine, la performance nel quinquennio la salita delle azioni si assesta al 124,8%. A fronte di una simile dinamica i multipli non sono bassi. Il rapporto tra prezzo ed utile non GAAP – a detta di Seeking Alpha – è 43,2 volte a fronte del valore mediano del settore di riferimento chè di 22,14 volte. Lo stesso indicatore costituito – al numeratore- dal prezzo del titolo e – al numeratore- dai flussi di cassa è di 53 contro i 18 del comparto di riferimento. In altre parole: la quotazione è “tirata”. Certo! Il cosiddetto “momentum” è forte visto- per l’appunto -la performance in Borsa. Inoltre la marginaltà, ad esempio a livello di redditvità operativa, è elevata (25,9% nell’ultimo trimestre). Il che mostra la capacità del gruppo di trasformare i rincari in profitti. Ciò detto, però, le indicazioni sui multipli devono indurre il risparmiatore fai-da-te a porre molta attenzione nel maneggiare il titolo in oggetto.

Fonte: Il Sole 24 Ore