Sarkozy scarcerato ora prepara il processo d’appello

Sarkozy scarcerato ora prepara il processo d’appello

Nicolas Sarkozy è uscito dalla prigione della Santé. È stato accolto l’appello dell’ex presidente della Repubblica francese, condannato a cinque anni in primo grado con sentenza esecutiva, dopo 20 giorni di detenzione. Resterà sotto «controllo giudiziario», non potrà lasciare la Francia, entrare in contatto con gli altri imputati, con il gabinetto del ministero della Giustizia e con lo stesso ministro Gérald Darmanin, che lo aveva visitato in carcere tra molte polemiche, anche da parte della magistratura: secondo la Corte d’Appello di Parigi, Sarkozy, in quanto ex presidente ha la «capacità di attivare diversi servizi dello Stato». Il ministro ha confermato attraverso il suo entourage – sentito dall’Agence France Presse – che «il guardiasigilli rispetta sempre le decisioni dei giudici». Sarkozy è già in libertà condizionata dal 14 maggio 2025, per ragioni di età, dopo essere stato condannato, nel quadro dell’affaire Bismuth per corruzione e traffico d’influenze compiute allo scopo di ottenere informazioni sul processo Bettencourt, per il quale ha ottenuto un non luogo a procedere, in cui era accusato di finanziamento illecito della campagna elettorale del 2007.

Una decisione non scontata

Sarkozy è stato condannato, in primo grado, per Association de malfaiteurs, un reato introdotto in Francia nel 1810 per punire gli eccessi della Rivoluzione e rafforzato durante la stagione degli anarchici a fine 800: è diverso dalla Bande organisée, che in Francia è un’aggravante, perché punisce reati solo tentati, attraverso atti conseguenti, e puniti con almeno cinque anni. Nel suo caso, Sarkozy avrebbe permesso nel 2005 al suo capo di Gabinetto al ministero degli Interni Claude Guéant di incontrare il regime libico – compreso il numero due di Muhammar Gheddafi Abdallah Senoussi, condannato in Francia all’ergastolo per l’attentato al volo UTA 772 – per ottenere finanziamenti per le presidenziali del 2007. Il processo ha dimostrato le trattative e l’arrivo del denaro in Francia, ma non il suo utilizzo per la campagna di Sarkozy, che è stato quindi prosciolto da ogni altra accusa. È stato però condotto in carcere per «l’eccezionale gravità dei fatti».

Presunzione di innocenza

I legali dell’ex presidente hanno presentato appello e, in questo modo, sono riusciti a dimostrare che la sua eventuale detenzione doveva rispondere ai criteri per la custodia cautelare. La Corte d’Appello di Parigi, accettando le proposte del Procuratore generale (il Parquet général), ha riconosciuto che «non c’è un rischio di inquinamento delle prove, né di pressioni o di accordi» con testimoni o altri imputati. L’esito non era scontato: la Corte aveva scarcerato il 15 settembre è stato scarcerato il banchiere Wahib Nacer, 81 anni, ma è stata confermata la detenzione per l’intermediario Alexandre Djouhri, condannato a sei anni e a un’ammenda di tre milioni di euro perché le sue garanzie sono state giudicate «particolarmente deboli» e il rischio di pressioni sui testimoni ancora reale. Il pubblico ministero Damien Brunet ha ripetuto durante l’udienza per Sarkozy, come aveva fatto il Olivier Géron nei due casi precedenti, che la decisione di liberare l’ex presidente non incide sul prossimo processo d’appello, previsto a marzo: «Non si tratta di un’analisi sulla sentenza del tribunale correzionale del 25 settembre 2025. Dovrete valutare la richiesta di un imputato in custodia cautelare e presunto innocente».

Carcere «estenuante»

«So che questo non è il luogo per discutere il merito del mio caso – ha detto Sarkozy durante l’udienza – ma non ho mai avuto l’idea né la folle intenzione di chiedere denaro al signor Gheddafi. E non confesserò mai qualcosa che non ho fatto. Ho sempre risposto a tutte le convocazioni della giustizia. Non avrei mai immaginato di arrivare a 70 anni e conoscere il carcere. È una prova imposta. È duro, molto duro. Lascia segni in ogni detenuto, perché è estenuante. Sono consapevole della gravità dei fatti che mi vengono contestati, ma non saranno tre settimane alla Santé a farmi cambiare atteggiamento. Sono francese, Signor Presidente, la mia famiglia è in Francia. Rispetterò tutte le obbligazioni che mi verranno imposte. Voglio rendere omaggio al personale penitenziario che ha mostrato un’umanità eccezionale e ha reso sopportabile questo incubo». «Le mie energie – ha poi aggiunto in serata su X – sono tutte rivolte a un solo obiettivo: provare la mia innocenza. La verità trionferà. È un’evidenza che la vita insegna. La fine della storia deve ancora essere scritta.»

Fonte: Il Sole 24 Ore