Savona: golden power ormai norma multiuso. La Bce non collabora sulle Ops bancarie

Savona: golden power ormai norma multiuso. La Bce non collabora sulle Ops bancarie

È la sua ultima relazione come presidente della Consob ma Paolo Savona non rinuncia a entrare a gamba tesa sui dossier più caldi, a partire dal risiko bancario. E ne ha per tutti. Dalle norme del golden power italiano – utilizzate anche per l’Ops di Unicredit su Bpm – che sono state introdotte come “norma extra-ordinem”, ma che ormai vengono talmente spesso chiamate in causa per tutelare interessi nazionali da essere diventate, a suo avviso, “multi-purpose”, cioè multiuso. Alla rivelazione di una sorta di braccio di ferro sotto traccia che si è consumato con la Bce in merito ai poteri di vigilanza sulle Ops bancarie.

L’avvio del risiko in Italia, ha raccontato il presidente, ha messo in campo «6 offerte pubbliche di acquisto e scambio che hanno generato 52 esposti o richieste di chiarimento da parte degli stessi soggetti coinvolti per risolvere le controversie nascenti dall’assenza di preventivi accordi tra le parti». In questo contesto, la Consob ha svolto «una costante attività di indagine su ogni aspetto sollevato dalle operazioni e dagli esposti, ricorrendo 63 volte ai poteri conoscitivi consentiti dall’art. 115 del TUF, i cui risultati restano riservati, e 9 volte dall’art. 114, che impone alle società di fornire al mercato informazioni puntuali e complete sulle posizioni espresse in dichiarazioni pubbliche o in loro comunicati insufficienti».

Difficoltà di dialogo con la Bce sulle Ops bancarie

Ma poiché «il processo di attuazione delle offerte pubbliche passa anche attraverso decisioni della Bce – ha rivelato Savona – sono insorte difficoltà di dialogo che hanno sollevato incertezze nascenti dai tempi di risposta, nonostante la Consob avesse sottoscritto un memorandum of understanding che impegna a scambiarsi informazioni senza necessità di specifici solleciti formali. Queste iniziative di mercato fanno frequente utilizzo dello scambio tra titoli azionari, il cui rapporto dipende dagli andamenti delle quotazioni di mercato, particolarmente importanti per la presenza di investitori internazionali che basano le loro scelte su di esse».

Sulla lista del cda «ricorso a organi superiori dello Stato»

In realtà tutta la relazione sembra costellata di sassolini tolti dalla scarpa. Sulla legge Capitali, che ha introdotto nell’ordinamento italiano il voto di lista prima adottato solo come prassi negli statuti delle società quotate, Savona ha fatto cenno a un contenzioso giuridico sorto sul regolamento che l’Authority è chiamata a varare in materia. Il presidente ha fatto riferimento alle due consultazione fatte da Consob sulla proposta di regolamento. «Nel corso della seconda sono state sollevate obiezioni sull’interpretazione data dalla Consob all’estensione della delega per la presentazione e la votazione delle liste per la nomina dei Consigli di amministrazione – ha dichiarato- che ha richiesto un doveroso ricorso a organi superiori dello Stato a tutela degli stessi operatori che si avvarranno della disciplina, ritardando inevitabilmente il varo delle disposizioni».

Fonte: Il Sole 24 Ore