Scalare le montagne e i pregiudizi

Scalare le montagne e i pregiudizi

Scalare le vette per conquistare diritti e libertà. Lo racconta nel suo Una parete tutta per sé. Le prime alpiniste: sette storie vere Linda Cottino, alpinista lei medesima, giornalista e attenta studiosa della storia delle ascese e dei risvolti sociali di certe imprese.

Il volume, qualcosa a metà fra il romanzo d’avventura e il diario (sono proposti ampi stralci degli scritti delle donne raccontate), è il ritratto di sette alpiniste che hanno segnato la storia della montagna e dell’emancipazione femminile. E Cottino spiega così la sua opera: «Ho lavorato a partire da documenti di prima mano, sempre in lingua originale, e questo ricco e variegato materiale l’ho utilizzato in diversi modi: in alcuni casi inglobandolo in quadri narrativi d’invenzione, in altri riproducendolo tal quale, in altri ancora modulandolo a seconda delle necessità. Dare voce, su base storica, a una parte del mondo alpinistico che è rimasta nell’ombra, pressoché ignorata, e che, dietro l’esteriore invisibilità, nasconde vivacità, interessi, spinte di libertà, tensione per la sfida e l’avventura, desiderio di conoscenza, oltre a una inusuale capacità di uscire dal microcosmo delle altezze per mettersi in relazione con il “mondo di sotto”».

Le sette protagoniste

C’è la newyorkese Meta Brevoort, la “zia Meta”, che portò in montagna il nipote William, quel Coolidge famoso per le sue imprese sulle Alpi e i suoi scritti di alpinismo. C’è poi Mary Paillon, di Lione, la prima intellettuale della montagna e l’inglese Kate Richardson, consacrata che dal “Times”, nel 1888, “alpinista dell’anno”, che vanta molte prime ascensioni assolute, e che da un certo momento della carriera condivide con Paillon montagna e vita. Da ricordare anche due intrepide sorelle, le londinesi Anna ed Ellen Pigeon, che, per essere credute, dovettero esibire prove e testimoni della loro incredibile traversata del Monte Rosa. Ad aprire nuove vie alle donne furono anche l’irlandese Elizabeth Main Aubrey Le Blond, per gli amici Lizzie Le Blond, tra le fondatrici del Ladies’ Alpine Club, nonché sua prima presidente, alpinista di punta dai primi anni Ottanta dell’Ottocento fino a inizio Novecento, e la francese Micheline Morin.

Da Marie Paradis al Ladies’ Alpine Club

In qualche modo, l’antesignana può essere considerata Marie Paradis, cameriera in una locanda di Chamonix, che il 14 luglio 1808 mette piede sulla calotta glaciale della cima più alta delle Alpi. Giusto un secolo dopo, nel 1907, nasce a Londra il Ladies’ Alpine Club (50 anni dopo il maschile). La fondatrice e prima presidente del LAC, Elizabeth Main Aubrey Le Blond fissa le regole di partecipazione: «Un club come il nostro deve ingrandirsi ed espandersi in modo sano e naturale. Non lo si può rianimare di tanto in tanto con metodi artificiali. Dev’essere nutrito con il lavoro accanito e costante delle sue socie e, soprattutto, deve mantenere alto il suo livello così che, sapendo che per associarsi è necessario garantire un rendimento buono e costante, ci si possa sentire onorati di farne parte».

Le donne osano arrivare a quote mai viste e Mrs Mary Petherick Mummery sottolinea come «ogniqualvolta una donna affronta un tipo di alpinismo più impegnativo fanno capolino forti pregiudizi. Credo invece che le capacità delle donne si addicano più alle scalate davvero difficili che alle lunghe e tediose camminate sulla neve, ritenute in genere più consone».

Fonte: Il Sole 24 Ore