Scienziati in fuga dagli Stati Uniti: l’Europa si propone come “porto sicuro” della ricerca
La Germania, al contrario, non ha lanciato nuovi programmi, ma può contare su un ecosistema già consolidato: spende 3,13% del PIL in R&D, ospita più di 110mila ricercatori stranieri e vanta istituti come Max Planck e Fraunhofer, che hanno avviato colloqui informali con team americani intenzionati a trasferirsi.
I Paesi nordici
Dietro le grandi potenze, Svezia, Danimarca e Finlandia stanno giocando la carta della qualità della vita e della sostenibilità. A Stoccolma, il Nordic Science Residency 2025 offre fino a 700 mila euro per progetti di tre anni a ricercatori “in fuga” da Paesi dove la libertà scientifica è compromessa. In Finlandia, il Academy of Finland’s International Talent Programme prevede incentivi fiscali e permessi accelerati per scienziati “high-impact” provenienti da università statunitensi.
Anche la Danimarca sta investendo in modo significativo per attrarre ricercatori internazionali: la Novo Nordisk Foundation ha ampliato il suo Challenge Programme, destinando circa 80 milioni di euro per sostenere progetti di ricerca in quattro ambiti: salute, sostenibilità, biotecnologie e intelligenza artificiale. Ogni progetto può ricevere fino a 10 milioni di euro per una durata massima di sei anni.
Il messaggio nordico è chiaro: poche burocrazie, contratti lunghi, laboratori di altissimo livello.
Italia: il potenziale c’è, ma serve accelerare
L’Italia, che pure ambisce a un ruolo da protagonista, procede a passo più lento. Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha riaperto in primavera una call da cinquanta milioni di euro destinata ai giovani ricercatori all’estero interessati a trasferirsi nel nostro Paese, con cofinanziamento degli atenei. L’obiettivo è attrarre figure con grant europei ERC e curriculum internazionale, inclusi studiosi provenienti dagli Stati Uniti. Ogni progetto può ottenere fino a un milione di euro e una durata massima di tre anni, con una quota del quaranta per cento riservata alle università del Mezzogiorno.
Fonte: Il Sole 24 Ore