Scudo penale dei medici «freezato»: i camici bianchi promettono battaglia

Scudo penale dei medici «freezato»: i camici bianchi promettono battaglia

Lo scudo penale dei medici? Si parla da anni di stabilizzarlo, a grande richiesta dei camici bianchi – che l’ottennero con il Covid per poter svolgere con maggiore serenità il proprio lavoro nel periodo difficilissimo della gestione della pandemia – ma che ne rivendicano la necessità nella vita lavorativa di tutti i giorni, colpiti come sono da migliaia di cause che nella stragrande maggioranza dei casi (97%) si risolvono in un nulla di fatto ma che contribuiscono ad allontanarli dalla sanità pubblica e dalle specializzazioni più rischiose. E che comportano un costo stimato di circa 10 miliardi di euro.

Scudo ancora in freezer

Ebbene, la messa a regime di questo provvedimento la cui ultima proroga scadrà a fine anno, prevede con una modifica al codice penale la punibilità del medico per morte o lesioni solo in caso di dolo o di colpa grave, sembrava a un passo dall’essere raggiunta nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva. Ne è uscita una fumata nera e così sarà anche per il Cdm di fine agosto in cui sembrava “papabile”: il provvedimento risulta congelato e chissà che sulla vicenda non pesino anche le tensioni delle ultime settimane legate alla nomina e poi alla revoca da parte del ministro della Salute Schillaci degli esperti del Nitag, il Comitato di esperti sui vaccini in cui erano stati inseriti due esponenti fortemente contestati.

La prima fumata nera

Quella seduta del 5 agosto non aveva fatto i conti con le due versioni dello “scudo” comparse nel Ddl sulle Professioni sanitarie, frutto delle diverse visioni del ministero della Salute guidato da Orazio Schillaci e di quello della Giustizia con a capo Carlo Nordio. La prima, allineata all’approccio seguito durante il Covid e mirata a una stabilizzazione dello strumento, la secondo più ricca di distinguo, influenzata dai lavori pluriennali della Commissione di esperti che – senza riuscirci – avrebbe dovuto portare in Parlamento una riforma complessiva della colpa medica. Nel testo la versione Nordio ipotizzava tra l’altro che lo scudo fosse attivabile solo nei casi di attività sanitaria di «speciale difficoltà». In ogni caso, la punibilità è esclusa quando siano rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida o dalle buone pratiche clinico-assistenziali.

Risultato: nulla di fatto. La mancata intesa sull’unico articolo del Disegno di legge delega che avrebbe immediatamente reso operativa la stabilizzazione dello scudo ha “freezato” l’intero provvedimento, un testo nel suo complesso attesissimo vista la crisi denunciata trasversalmente da tutto il personale sanitario: nello schema di Ddl, collegato alla legge di bilancio 2024, per potenziare il Ssn aumentandone l’appeal sui professionisti si delega il Governo ad adottare entro il 31 dicembre 2026 uno o più decreti legislativi, su proposta del ministro della Salute di concerto con Pa, Mef, Giustizia, Università e Ricerca previa intesa in Conferenza Stato Regioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore