Se diabete fa rima con disuguaglianze: l’Italia frastagliata dell’accesso alle cure
La sfida sostenibilità
Il diabete è innanzitutto una grande sfida sociosanitaria ma allo stesso tempo pone un enorme tema di sostenibilità per la sanità pubblica: il costo medio annuo per persona malata in Italia è di 2.800 euro mentre il solo costo diretto della malattia è stimato in 9 miliardi l’anno ai quali sono da sommare i danni da assenze dal lavoro, perdita di produttività, impatto sui caregiver e sulle famiglie in generale, tanto che si arriva a stimare un carico di 14 miliardi l’anno.
Regione che vai diabete che trovi
Nel 2023, ultimo anno disponibile, la prevalenza della malattia nella fascia d’età centrale della popolazione registra nel Paese una forbice di 6 punti percentuali: si va dal minimo del 2% a Trento all’8% del Molise e sono critici anche i valori di Emilia-Romagna (6,4%), Umbria (6,9%), Sardegna (7%) e Sicilia (6,2%). Tra la popolazione anziana le differenze diventano ancora più nette, a svantaggio delle Regioni del Sud dove – tranne Abruzzo e Sardegna – la prevalenza supera il 20 per cento.
La piaga liste d’attesa
Gli italiani con diabete quindi non sono tutti “uguali” da Nord a Sud Italia: a incidere – fin dalla possibilità di fare prevenzione che è il primo passo per contrastare la malattia – sono innanzitutto le liste d’attesa che impattano in modo particolare proprio sulle persone con più di una malattia cronica. In particolare, per i pazienti diabetici con più malattie correlate (multimorbilità) l’accessibilità a visite e servizi sanitari cambia nettamente da un’area all’altra del Paese rispecchiando la realtà di un servizio sanitario nazionale estremamente frastagliato nelle risposte. E soprattutto per la fascia 45-64 anni la rinuncia alle cure è massima sia per motivi economici (11,2%) sia per la presenza di lunghe liste d’attesa (7,4%), con percentuali nettamente superiori a quelle già alte registrate nella popolazione generale.
La qualità della vita
Solo il 36,5% delle persone diabetiche over 45 e con più malattie croniche si dichiara soddisfatto della propria vita nel complesso, a fronte di un 44,6% della media generale degli italiani: questo perché il carico di malattia segna profondamente l’esistenza. Incide molto il fatto che gli individui con diabete siano più esposti al rischio di sviluppare altre malattie: a esempio l’ipertensione tra i diabetici ha una prevalenza più che doppia, pari al 56,3%. E la disparità d’accesso ai servizi pesa come un macigno: ci sono aree d’Italia dove appena il 30% riceve regolarmente assistenza specialistica. La conseguenza è che i tassi di soddisfazione delle persone diabetiche con multimorbidità sono massimi tra gli uomini residenti al Nord e minimi per le donne che vivono al Sud, evidenziando anche un “malessere di genere” connesso a questa patologia.
Vivere bene con il diabete
Vivere bene con il diabete si può, in definitiva, a patto che sia garantita a tutti – incluse le persone anziane e con basso titolo di studio che vivono al Sud – la stessa possibilità di accedere alla prevenzione, ai percorsi diagnostico-terapeutici e ai dispositivi medici così come alle terapie. Risposte che negli ultimi anni si sono moltiplicate: dai sensori ai microinfusori ai farmaci innovativi, pure se ancora oggi ad accesso limitato. Infine, in campo c’è la grande scommessa di una gestione più efficace ed efficiente della malattia attraverso la riorganizzazione dell’assistenza territoriale nelle case di comunità ancora in via di definizione e dove dovrebbe realizzarsi una presa in carico integrata delle multi-cronicità con il supporto della telemedicina, da affiancare alla formazione degli operatori e dei pazienti nell’uso delle nuove tecnologie e delle terapie digitali.
Fonte: Il Sole 24 Ore