Semestre da record per Brunello Cucinelli, ricavi a +10,2%, utili netti a +16%

Semestre da record per Brunello Cucinelli, ricavi a +10,2%, utili netti a +16%

«Per quanto sembrino cose di secondaria importanza, la missione degli abiti non è soltanto quella di tenerci caldo. Essi cambiano l’aspetto del mondo ai nostri occhi e cambiano noi agli occhi del mondo»: è una citazione dall’Orlando di Virginia Woolf tratta da Piccolo manuale illustrato per cercatori di stoffe, delizioso libro appena pubblicato dal Saggiatore. Può sembrare bizzarro partire da una scrittrice inglese nata nel 1882 per dare conto di risultati finanziari del primo semestre del 2025. O forse no: le sue parole possono essere utili a comprendere come Brunello Cucinelli continui a essere l’eccezione al rallentamento dell’alta gamma (e della moda nel suo complesso). La società fondata dall’imprenditore umbro è la prima a fornire i dati del primo semestre: i ricavi sono cresciuti del 10,2% a 684,1 milioni (+10,7% a cambi costanti), l’utile netto ha fatto un balzo del 16% a 76,7 milioni, con un’incidenza sul fatturato dell’11,2%, anch’essa in crescita rispetto al 10,6% registrato al 30 giugno 2024. Nelle prossime settimane vedremo se, come era successo nel primo trimestre, il gruppo Prada ed Hermès si confermeranno le uniche altre due eccezioni al calo di ricavi e utili del settore.

La resilienza che è anche eccezione

E torniamo alle parole di Virginia Woolf: le collezioni di abiti e accessori (borse, scarpe ma anche occhiali, profumi e oggetti per la casa) di Brunello Cucinelli sono posizionati nell’alto di gamma e pensati per consumatori che hanno armadi sicuramente già colmi. Eppure il marchio, nato nel 1978, riesce a mantenere viva la magia citata nell’Orlando e accade a ogni latitudine e con un invidiabile bilanciamento tra aree geografiche: nel primo semestre l’Europa, che assorbe il 35,6% dei ricavi, è cresciuta del 10% a 243 milioni, le vendite nelle Americhe (35,8% del totale) sono salite dell’8,7% a 245 milioni e i ricavi dall’Asia (pari al restante 28,6% dei 684 complessivi) sono migliorati del 12,5% arrivando a 196 milioni. Tutte le percentuali sono sostanzialmente invariate rispetto al primo semestre 2024, come se le incertezze economiche e geopolitiche che stanno cambiando il mondo e influenzando i consumi di moda sfiorassero appena Cucinelli.

Una formula di successo (ma difficile da replicare)

Ecco perché non sembra poi così bizzarro tentare una lettura dei numeri che vada oltre, appunto, i numeri. Le ragioni del successo del marchio sono in parte note: nessun compromesso sulla qualità, maniacale attenzione al prodotto, innovazione discreta ma continua (perché i clienti vanno pur sempre stimolati e invogliati a far spazio, nei loro grandi armadi, a nuovi abiti e accessori) e, last but not least, il racconto incessante di come nasce una collezione Cucinelli. Un racconto che appare evidentemente convincente e fedele alla realtà e che viene arricchito ogni stagione di nuovi dettagli, partendo sempre da alcuni punti che Brunello Cucinelli non si stanca di ripetere, convinto come è del valore dell’artigianalità italiana e della necessità di ridare dignità, pure economica, al lavoro manuale. L’azienda investe in tecnologia, ma anche in progetti di sostenibilità ambientale e sociale, partendo dall’amata Umbria: in giugno fu presentata la “Settimana della custodia”, che si terrà dal 15 al 22 settembre a Perugia, progetto ideato da Cucinelli e realizzato in collaborazione con la città, la regione e alcune università locali, con l’obiettivo di «responsabilizzare tutti alla cura della bellezza comune». Sono tutti fili del tessuto di cui è fatto il marchio e che, ci dicono i freddi numeri, è più forte di qualsiasi tentazione a ridurre gli acquisti di abiti.

La crescita degli investimenti e le prospettive per il 2026

Il 2025 – si legge nella nota diffusa dopo il cda – rappresenta un anno importantissimo per gli investimenti, con il completamento anticipato di un anno del piano triennale 24-26 per la produzione artigianale made in Italy, con il raddoppio della fabbrica di Solomeo. Al 30 giugno 2025, gli investimenti ammontano a 63,5 milioni, rispetto ai 44,8 milioni al 30 giugno 2024. La struttura patrimoniale si conferma solida, con un indebitamento netto caratteristico di 197,2 milioni, «a fronte del piano di investimenti sopra descritto e del pagamento di dividendi per complessivi 68,8 milioni». Nella nota si spiega inoltre che «l’andamento molto, molto positivo delle vendite nei mesi di luglio e agosto, in continuità con la crescita dei primi sei mesi dell’anno, e l’ottima partenza della collezione autunno-inverno 2025-2026 nelle boutique, rafforzano la fiducia per un incremento del fatturato nell’anno intorno al +10%, con sani ed equilibrati profitti». Bene anche le campagne vendite per le collezione della primavera-estate 2026, che «stanno registrando risultati ottimi: si è già conclusa quella dedicata all’uomo, mentre è ancora in corso la raccolta ordini per la collezione femminile con commenti estremamente positivi».

Fonte: Il Sole 24 Ore