Sempre più cinghiali e altre specie in città: come affrontare l’emergenza

Sempre più cinghiali e altre specie in città: come affrontare l’emergenza

Come affrontare la questione

Per arginare il problema l’Italia nel 2015 ha approvato il divieto di immissione e foraggiamento del cinghiale, nel tentativo di porre un freno alla sua espansione incontrollata. Sono poi stati introdotti limiti allo spostamento degli animali vivi per contrastare la PSA, un problema riconosciuto anche a livello europeo. Inoltre, non essendo una specie protetta, il cinghiale viene regolarmente cacciato, per un totale di circa 250.000 abbattimenti all’anno nel nostro Paese.

Tuttavia, come chiarisce l’ex presidente Federparchi, la caccia non è un’attività efficace per il contenimento della popolazione: “I cacciatori non hanno interesse a limitare il numero di cinghiali. Alcune squadre smettono di cacciare se a gennaio hanno già abbattuto “troppo”, altre multano chi uccide femmine adulte, per garantire riproduzione futura. La caccia è organizzata in modo tale da mantenere la specie, non ridurla”.

Secondo Sammuri, bisognerebbe aumentare gli interventi di controllo faunistico come catture e abbattimenti mirati, che in base ai dati Ispra oggi ammontano a meno di un sesto del totale. “Servono operazioni condotte da personale specializzato. I cinghiali in certe zone, soprattutto nelle città, non dovrebbero esserci. Abbiamo tutti gli strumenti necessari per rimuoverli ma spesso prevalgono resistenze ideologiche”.

Oltre alla questione dei cinghiali, i problemi più consistenti per l’ecosistema e le attività antropiche sono causati dalle specie aliene, introdotte dall’uomo in ambienti non adatti. “Il granchio blu, la nutria, il punteruolo rosso delle palme, il cinipide che ha azzerato la produzione di pinoli. Sono queste, più dei grandi carnivori, a causare i danni maggiori. Limitare i problemi con le nutrie, ad esempio, è molto più difficile che convivere con orsi o lupi”, conclude Sammuri.

Il caso austriaco

Lo zoologo Richard Zink, responsabile del progetto Stadtwildtiere a Vienna, sottolinea che molti animali selvatici non si limitano a “visitare” le città, ma vi abitano stabilmente. La crescita urbana e l’agricoltura intensiva che circonda i centri abitati spingono la fauna selvatica verso le aree cittadine, dove spesso trovano condizioni più favorevoli: meno pressione venatoria, inverni più miti e habitat diversificati. Le prime ad arrivare in città sono state le volpi, già negli anni Settanta in Inghilterra, e oggi specie come cinghiali, lepri e conigli selvatici sono sempre più presenti a Vienna e in altre città europee.

Fonte: Il Sole 24 Ore