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Separazione delle carriere, oggi l’ok del Senato in seconda lettura. Sì di Azione, Iv si astiene
Oggi pomeriggio il Senato darà il via libera alla seconda lettura della riforma costituzionale della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Il voto del Senato ratificherà il secondo dei quattro passaggi parlamentari che scandiscono l’iter della riforma. Il primo è stato quello di Montecitorio lo scorso 16 gennaio. Come prevedibile nessuna modifica, come già avvenuto alla Camera, è stata fatta al testo approvato dal Governo l’anno scorso. Sui due successivi passaggi Governo e maggioranza spingeranno sull’acceleratore con l’obiettivo di andare alla celebrazione del referendum, che non prevede un quorum, nella primavera 2026.
Calenda: votiamo sì alla separazione delle carriere. Renzi si astiene
Anche se alla riforma mancano i due terzi dei voti necessari per evitare il referendum popolare confermativo, una parte dell’opposizione appoggia l’intervento. E’ il caso di Azione. «Votiamo a favore della separazione delle carriere, era nel nostro programma elettorale. Che problema c’è, se ritieni che sia una cosa giusta per il Paese perchè non dovrei votarlo» ha detto Carlo Calenda a Ominbus, su La7. Mentre Renzi schiera Iv sulla linea dell’astensione. Un’astensione di “apertura”
La separazione delle carriere
Il cuore del provvedimento è dunque la separazione delle carriere dei pm e dei giudici, per cui ciascuno a inizio carriera dovrà fare una scelta definitiva di funzione, e restarci. Insomma niente più ’porte girevoli’ tra pm e giudici secondo un’espressione abusata negli anni scorsi.
I due Csm e la nomina tramite sorteggio
E’ prevista l’istituzione di due Csm, uno per la magistratura requirente e l’altro per quella giudicante, entrambi presieduti dal Capo dello Stato I membri dei due Csm restano in carica 4 anni. E ne fanno parte, di diritto di diritto i vertici della Cassazione (nel primo il procuratore generale e nel secondo il presidente). Gli altri consiglieri saranno individuati attraverso sorteggio, temperato nel caso di quelli di nomina parlamentare, secco per i togati. Un terzo infatti sarà sorteggiato da un elenco di professori ordinari, di università in materie giuridiche e di avvocati con almeno 15 anni di esercizio compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti.
L’alta Corte disciplinare
La funzione disciplinare è sottratta ai futuri Csm ed affidata a una Alta corte, alla quale è attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari giudicanti e requirenti. L’Alta Corte è composta da 15 giudici, tre di nomina presidenziale e gli altri 12 estratti a sorte (tre estratti a sorte da un elenco predisposto dal Parlamento, sei magistrati giudicanti e tre requirenti)
Fonte: Il Sole 24 Ore