
Sesso e spudoratezza attraverso l’Europa
Cinquanta sfumature di Grand Tour. Il viaggio dei rampolli della nobiltà europea in Italia è inebriante per i sensi, c’è il profumo dei limoni, per gli occhi ammaliati dagli scorci del Foro Romano e dalla Sicilia meta di grecità. Sono ricchi, curiosi e sono giovani, così, accanto all’afflato culturale, al desiderio di scoprire l’antico, questi ragazzotti incontrano e raccontano nei loro diari di viaggio un’Italia carnale e godereccia, svelata dal libro di Attilio Brilli Storie segrete del viaggio in Italia: «le tentazioni del sesso e la spudoratezza con la quale lo si cerca, lo si offre e lo si pratica, in pubblico e in privato, da qualsiasi categoria e livello sociale di persone, coinvolgono scrittori, artisti, scienziati, collezionisti, mercanti e soprattutto aristocratici in viaggio per passione e per diletto, comprese, seppure in minor misura, le aristocratiche più autonome e disinibite».
Da Venezia a Torino, da Milano a Roma, a Palermo, non ci sono solo palazzi da visitare e il sublime dell’arte ma anche situazioni equivoche, monache poco monacali, ménage à trois e viaggiatori assetati di avventure che rendono queste pagine divertenti e incredibili, da Goethe a Byron. Il libro è mille e più viaggi in quell’infinito viaggio che fu il Grand Tour. L’Italia è una sorta di terra promessa fra Seicento e inizio Ottocento, le donne delle classi più elevate hanno in parte conquistato qualche libertà e l’accesso al riscatto dei sensi, così i diari, i racconti di viaggio sono ricchi di amori e tradimenti, di sguardi e bigliettini nascosti, di veli e giarrettiere: i testi non sono destinati alla pubblicazione e così crollano le inibizioni e diventa, con le parole di Stendhal, la terra dell’«amore felice». È un’Italia verissima e innamoratissima, un frullatore nel quale c’è tutto il divertimento di Brilli nell’aver scovato pagine e pagine di delizia e nell’aver svelato «il volto segreto, nascosto o rimosso del viaggio in Italia».
Ogni capitolo è una sceneggiatura già scritta. Nel 1726, lo scrittore inglese John Durant Breval viene folgorato dall’Italia: «La luce con la quale ho esaminato questi posti mi ha introdotto, se posso usare questi termini, in una Terra Vergine, in una vena aurifera che merita di essere sondata, cosa che nessuno dei nostri connazionali ha fatto prima di me, quanto meno scavando in profondità». Fa il serio, il viaggiatore impegnato ma poi sembra sdoppiarsi, si abbandona ai pettegolezzi, ai salotti e a spericolate avventure amorose. Come quella con una monaca del monastero milanese di Santa Redegonda. A fare da «Novella 2000» è un altro viaggiatore, lo scozzese George Sinclair di Ulbster: nel 1737, nel suo diario, racconta che Breval promette alla monaca «di trarla dai ferri e di farla sua sposa», e lei acconsente. Fuggono verso Venezia, Paola in abiti maschili ed è scandalo in tutta Milano.
C’è chi, come Philip Dormer Stanhope, quarto conte di Chesterfield, invia al figlio illegittimo Philip, al tempo ambasciatore britannico all’Aia, lettere su lettere per dargli un’istruzione mondana e non solo: la spregiudicata pedagogia sessuale di Lord Chesterfield ha successo immediato affermandosi come espressione della pedagogia cosmopolita dell’ancien régime: «Caro il mio novellino, non andare a perderti con ragazze dell’Opéra o con attrici, che di certo ti farebbero risparmiare quanto a sfoggio di sentimenti e cortesie, ma che, a conti fatti, ti costerebbero molto di più», e, temendo le fameliche prostitute, lo redarguisce: «Mettiti in testa che la donna più saggia, lungi dal ritenersi offesa, si sente lusingata da una dichiarazione d’amore rispettosa e cortese».
Un altro viaggiatore globetrotter è Michel Guyot de Merville che nel suo Voyage historique d’Italie esalta soprattutto Siena, terra di dame e cavalieri, schermaglie amorose e interdizioni: «A Siena mangio bene, bevo vino eccellente e poi mi sono fatto un’amante, in altre parole, non mi manca niente». Non meno ricca di occasioni e licenza diffusa è Venezia. Charles de Brosses, appassionato di archeologia e di esplorazioni nei mari australi, mai avrebbe pensato di rendere pubbliche le sue Lettres familières sur l’Italie sul viaggio effettuato nel 1739-1740. La più ambita attrazione della città è la cortigiana o, se si preferisce, la cosiddetta «prostituta onesta» che per censo, cultura e raffinatezza dei modi è legata all’aristocrazia e nulla ha a che fare con la comune prostituta «de lume», che segna con la candela il luogo dell’abbocco.
Fonte: Il Sole 24 Ore