
Sfida di Cina e Turchia al primato europeo nella Dop economy
In Turchia tutti pazzi per le Dop. Non quelle italiane o europee, ma per i prodotti turchi a denominazione d’origine. Ankara, infatti, sta portando avanti una strategia aggressiva per valorizzare il proprio patrimonio agroalimentare e artigianale attraverso il sistema europeo delle indicazioni geografiche puntando con decisione all’internazionalizzazione e in particolare al mercato Ue.
Il registro europeo dei prodotti Dop e Igp è infatti aperto anche alle registrazioni extra Ue. Anzi, proprio l’apertura ai Paesi extra comunitari fu una specifica richiesta del Wto nel 2006 per stoppare le accuse mosse al sistema Ue di essere di ostacolo alla concorrenza. Nel momento in cui il registro è stato aperto a tutti i prodotti di qualsiasi paese gli argomenti di chi lo contestava si sono un po’ indeboliti. Le critiche non sono scomparse come dimostrato dalle contestazioni che ancora vengono mosse al registro, in primis dagli Usa, tuttavia, è un importante elemento di novità il rafforzamento del sistema presso paesi extra Ue attraverso le nuove richieste di registrazione.
Il primo paese extra Ue per registrazioni Dop e Igp è la Cina che ad oggi tra iscrizioni tout court e marchi protetti nell’ambito di accordi bilaterali vanta 110 denominazioni (99 food, 7 wine e 4 spirits). Al secondo posto tra i paesi decisi a sposare il sistema europeo delle Dop e Igp è la Turchia che tra l’altro ha avviato una forte accelerazione del processo negli ultimi mesi. Basti pensare che su 90 domande di registrazione provenienti da 17 paesi e attualmente all’esame di Bruxelles ben 69 provengono dalla Turchia, ovvero oltre tre su quattro. In prima fila c’è la «Giresun Tombul Fındığı Pdo», ovvero la «Nocciola Turca Dop».
A darne notizia è la Fondazione Qualivita che da oltre due decenni monitora (assieme ad Ismea) l’universo della Dop economy. «Nel 2023 – spiegano da Fondazione Qualivita, –il ministro turco dell’Industria e della Tecnologia, Mustafa Varank, ha lanciato una vera e propria “mobilitazione internazionale per le Ig”, dichiarando l’intenzione di Ankara raggiungere quota 100 Indicazioni Geografiche turche riconosciute nell’Ue». «La Turchia è un partner chiave per l’Unione europea nel campo delle Ig – ha detto il capo del Dipartimento per le Indicazioni Geografiche della Commissione Ue, João Onofre -. Il ruolo attivo della Turchia in questo processo è gratificante. Credo che i contatti in corso saranno proficui per entrambe le parti».
La crescita di interesse anche in altre aree del mondo verso il sistema delle indicazioni geografiche risiede nella dimostrata capacità, in oltre trent’anni di vita, di riuscire a creare valore e di distribuirlo sui territori d’origine facendo da volano anche per il turismo. Aspetti che stanno ora facendo proseliti a latitudini diverse dall’Europa e che in prospettiva possono rafforzare l’intero sistema dagli attacchi di paesi, in primis gli Usa, che invece ancora lo contestano. «È evidente che la Turchia – ha aggiunto il direttore della Fondazione Qualivita, Mauro Rosati – stia cercando di avvicinarsi all’Europa attraverso un solido posizionamento nel mercato dei prodotti di qualità, valorizzando la vicinanza geografica e il potenziale legato al turismo. Con l’obiettivo dichiarato di arrivare a cento Indicazioni Geografiche riconosciute dall’Ue, Ankara punta a raggiungere i livelli della Cina, ma con un vantaggio competitivo: una maggiore affinità culturale e una logistica più favorevole per l’accesso al mercato europeo. Questo processo da un lato rappresenta un’opportunità per rafforzare il sistema delle Ig su scala internazionale; dall’altro, pone una questione cruciale: come garantire controlli efficaci nei Paesi terzi che commercializzano prodotti con i marchi di qualità europei».
Fonte: Il Sole 24 Ore