
sfide e opportunità per il futuro
In un’Europa che si interroga sul proprio futuro produttivo e demografico, le competenze dei giovani diventano un terreno strategico su cui investire, progettare e misurare l’efficacia delle politiche pubbliche. La World Youth Skills Day, istituita dalle Nazioni Unite nel 2014 e celebrata ogni 15 luglio, rappresenta l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte: cosa sanno fare davvero i giovani europei? Quali competenze cercano le imprese? E cosa ci raccontano i dati, tra disallineamenti, eccellenze e nuove sfide?
I numeri: tra formazione e occupazione
Secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, nel 2024 il 14,2% dei giovani tra i 15 e i 29 anni nell’Unione Europea risultava fuori da percorsi di istruzione, formazione o lavoro (i cosiddetti NEET, Not in Education, Employment or Training). Sebbene in calo rispetto al picco del 2020 (16,4%), il dato resta allarmante in alcuni Paesi del Sud Europa: l’Italia si colloca ancora sopra la media, con un tasso NEET del 19,9%, la Spagna al 15,6% e la Grecia al 17,3%. In controtendenza i Paesi nordici e dell’Europa centrale, dove la percentuale scende sotto il 10% (Paesi Bassi 5,6%, Germania 6,4%, Svezia 7,1%).
Ma i numeri non raccontano tutto. Perché il vero nodo, oggi, non è solo avere un lavoro, ma avere le competenze per accedere a un lavoro dignitoso, stabile e coerente con i propri studi o aspirazioni.
Il mismatch che frena la competitività
Uno dei principali ostacoli alla piena occupazione giovanile in Europa è la mancata corrispodnenza tra domanda e offerta di competenze. Secondo il CEDEFOP (Centro Europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale), nel 2024 oltre il 40% delle imprese europee ha segnalato difficoltà nel reperire profili con competenze tecniche avanzate, in settori come la meccatronica, l’automazione industriale, l’ICT, l’energia rinnovabile e l’assistenza sanitaria.
Anche le cosiddette soft skills – una volta considerate secondarie – diventano oggi fondamentali. Secondo un report di LinkedIn Europe, il 76% dei recruiter nel 2025 considera la comunicazione efficace e la gestione del tempo più importanti delle competenze digitali di base.
Fonte: Il Sole 24 Ore