
Sì del governo israeliano all’accordo. Parte il cessate il fuoco a Gaza
La guerra più lunga mai combattuta da Israele potrebbe finire a due anni esatti, o poco più, dal suo inizio. Il condizionale, però, è d’obbligo. L’accordo con cui è stata raggiunta lascia in sospeso ancora molti punti interrogativi.
Ieri mattina è stata firmata dalla delegazione israeliana e da quella di Hamas, accorse a Sharm el-Sheikh in Egitto, la fase uno del piano di pace annunciato la sera prima dal presidente americano Donald Trump. In serata la riunione del Gabinetto di sicurezza israeliano, il primo passaggio, è durata molto più del previsto. I ministri oltranzisti del Governo del premier Benjamin Netanyahu, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, hanno preteso che nel piano di cessate il fuoco fosse previsto anche il pieno smantellamento di Hamas. Ben Gvir ha posto dei veti sul rilascio di alcuni prigionieri palestinesi ed ha minacciato di far cadere il Governo se le sue richieste cadranno nel vuoto. Alle 22, la successiva riunione dell’Esecutivo, a cui hanno partecipato i due inviati d Trump, Steve Witkoff,e il genero Jared Kushner, è fintia in tarda notte con l’approvazione ufficiale del piano. Da quel momento è scattato l’accordo di cessate il fuoco.
Non c’è ancora quel totale cessate il fuoco previsto dall’accordo. Nonostante la ratifica governativa sono stati segnalati raid aerei israeliani, anche su Khan Younis. Elicotteri da guerra sono stati impiegati a Gaza City.
Dopo l’approvazione dell’Esecutivo le forze armate israeliane (Idf) inizieranno il ritiro, posizionandosi fuori dai principali centri urbani. L’esercito rimarrà tuttavia in controllo del 53% della Striscia. Completato il parziale ritiro in 24 ore, Hamas avrà 72 ore per consegnare tutti gli ostaggi ancora in vita – stimati in una ventina – impegnandosi anche a cercare e, se possibile, restituire le salme di coloro che sono deceduti durante la prigionia (dovrebbero essere 28).
Secondo le ultime notizie la tregua sarà monitorata da una task force congiunta composto da 200 soldati americani ed altre forze armate fornite da Egitto, Qatar, Turchia e forse Emirati Arabi Uniti, ha precisato un alto dirigente della Casa Bianca. Lo Us Central command stabilirà un “centro di coordinamento civile-militare” in Israele che aiuterà a facilitare il flusso di aiuti umanitari, nonché di assistenza logistica e sicurezza a Gaza.
Fonte: Il Sole 24 Ore