Si è suicidato l’ex ministro dei Trasporti russo Starovoit, rimosso oggi stesso da Putin
L’ex ministro dei Trasporti russo, Roman Starovoit, è stato trovato morto con una ferita d’arma da fuoco nella sua auto a Odintsovo, sobborgo a ovest di Mosca. Lo ha confermato il Comitato investigativo della Federazione Russa, che ritiene l’ipotesi del suicidio la più probabile. “Tutti gli elementi finora raccolti indicano che si tratti di un gesto volontario”, ha dichiarato la portavoce del Comitato, Svetlana Petrenko, citata dall’agenzia statale Tass.
Starovoit, 51 anni, era stato rimosso proprio oggi dal presidente Vladimir Putin, a meno di un anno dalla sua nomina come ministro dei Trasporti, avvenuta nel maggio 2024. Prima di ricoprire l’incarico governativo, aveva guidato per quasi sei anni la regione di Kursk, al confine con l’Ucraina, una delle aree coinvolte nei combattimenti e nelle operazioni militari avviate dopo l’invasione russa del 2022.
Negli ultimi mesi, il suo nome era emerso in una delicata indagine per frode legata agli appalti pubblici per la costruzione di fortificazioni difensive nella regione di Kursk. Secondo quanto riportato da Kommersant e rilanciato dal canale Telegram “112”, diversi imputati nell’inchiesta avrebbero fornito testimonianze accusatorie nei confronti di Starovoit, tra cui l’ex vicegovernatore e suo successore alla guida della regione, Alexei Smirnov. Quest’ultimo è attualmente in custodia cautelare con l’accusa di appropriazione indebita di fondi pubblici per un ammontare superiore a un miliardo di rubli (circa 10 milioni di euro).
Il corpo dell’ex ministro è stato ritrovato nella sua automobile, parcheggiata nei pressi della sua abitazione. Secondo alcune fonti citate da Meduza e dall’agenzia RIA Novosti, accanto al cadavere sarebbe stata rinvenuta un’arma da fuoco.
La vicenda getta nuove ombre sull’amministrazione delle risorse federali destinate alle regioni di confine e sottolinea la crescente pressione interna sul sistema politico russo, già provato dalle difficoltà economiche e militari del conflitto con Kiev. L’indagine prosegue, ma per gli inquirenti la pista prevalente resta quella del suicidio legato a motivazioni personali e giudiziarie.
Fonte: Il Sole 24 Ore