Sicilia al centro del nuovo ordine mondiale

Sicilia al centro del nuovo ordine mondiale

E’ stata la prima tappa in un percorso, una riflessione corale, autorevole. Su un tema che è storicamente centrale: l’evoluzione geopolitica del Mediterraneo e dunque la rilevanza geopolitica della Sicilia per la sua posizione ovviamente ma anche per le sue connessioni. Che sono intanto culturali ma non solo: sono energetiche, riguardano le telecomunicazioni. Trascurando il ruolo dell’isola come avamposto dell’Europa anche ai fini della difesa militare. Perché l’obiettivo, sembra di capire, era e resta la pace. Così il convegno organizzato a Palermo dalla Med-Or Italian Foundation ha posato la prima pietra di una costruzione in divenire. E già dal titolo, “Palermo, crocevia del Mediterraneo”, si capisce quale possa essere lo sviluppo futuro di un ragionamento che è stato avviato.

Il via al dialogo

La fondazione, creata da Leonardo nel 2021, presieduta dall’ex ministro Marco Minniti, ha in quella sede posto come traguardo temporale il 2027, anno in cui ricorre il 1400º anniversario dell’arrivo degli Arabi in Sicilia. «Nel momento in cui – ha detto – sono in corso due guerre – una nel cuore dell’Europa, un’altra nel cuore del Mediterraneo – si afferma l’idea della fine del vecchio ordine mondiale. Dalla Sicilia parte ora un dialogo per il presente e per il futuro perché è chiaro che in questo essere punto di congiunzione la Sicilia ritrova un’opportunità politica e un’opportunità economica – ha detto Minniti -. Se vogliamo costruire un percorso che porti alla pace dobbiamo comprendere anche che nella storia della umanità non c’è solo l’occidente, anzi».

L’appello di Turki AlFaisal

Due anni dopo il primo incontro, che ha riunito autorevoli voci da 29 Paesi, l’International Board of Advisers di Med-Or si è ritrovato a Palermo (il 18 e 19 settembre) in un momento segnato da crescenti tensioni globali. Sullo sfondo, due guerre – una nel cuore dell’Europa, l’altra nel Mediterraneo – che per i partecipanti rappresentano segnali inequivocabili della fine del vecchio ordine mondiale e della necessità di costruirne uno nuovo. E la dichiarazione finale dell’International Board of Advisers è chiara: «Senza il contributo del Sud del mondo, questo processo non potrà compiersi». C’è da lavorare e parecchio. Il perché lo ha ben spiegato il principe saudita Turki AlFaisal che ha lanciato da Palermo un monito sullo stato del mondo. «Stiamo entrando nell’età dei mostri» ha detto citando Antonio Gramsci. L’ex capo dell’intelligence di Riad ha delineato un quadro di crisi profonda: dal genocidio a Gaza all’aggressione russa in Ucraina, dalle guerre di Israele contro Libano, Siria, Yemen e Iran all’“attacco ingiustificato” al Qatar. «Segni tangibili – ha detto – del tramonto del vecchio ordine mondiale». Per il mondo arabo, l’area mediterranea è cruciale. «Molti Paesi, sia europei che arabi, hanno beneficiato del vecchio ordine. Oggi serve cooperazione per non diventare perdenti nel nuovo scenario», ha spiegato. L’invito è ad andare oltre i rapporti bilaterali e a lavorare insieme per stabilizzare il Medio Oriente, trovare una soluzione alla questione palestinese e “contenere i mostri” a Tel Aviv e altrove. «La promozione della pace e della prosperità globali deve partire da riforme ai vertici del sistema mondiale, con un ruolo essenziale dell’Europa». Guardando al futuro, il principe saudita ha sottolineato il ruolo costruttivo che i Paesi del Golfo possono svolgere per la pace, sottolineando il valore del lavoro con la Francia per creare le condizioni necessarie a una soluzione a due Stati, a partire dal riconoscimento dello Stato di Palestina. «L’Italia – ha concluso – dovrebbe unirsi a noi in questa nobile missione. La condanna della premier Meloni alla guerra russa in Ucraina dovrebbe accompagnarsi a una condanna della guerra e della ben più lunga occupazione israeliana di Gaza e della Cisgiordania».

Il cantiere aperto per la cooperazione

In un’epoca in cui la forza militare sembra prevalere, cresce la necessità di attori capaci di esercitare una soft power credibile. È in questo scenario che Med-Or, vuole proporsi come piattaforma di dialogo e cooperazione «in un mondo troppo spesso dominato dalla logica del più forte». Med-Or ha già avviato azioni concrete: dalla Virtual Academy a un nuovo piano educativo per l’Africa, per investire in istruzione superiore e competenze nei settori chiave – dall’agricoltura alla cybersicurezza – e costruire collaborazioni pratiche a livello locale.

Fonte: Il Sole 24 Ore