
Sicilia, l’economia cresce ma resta fragile
Cresce l’occupazione, cresce il valore aggiunto delle costruzioni ma è in calo l’agricoltura che risente della crisi idrica ed è in calo l’export per effetto del crollo dell’esportazione di prodotti petroliferi (-15,2%). Si può riassumere così, per grandi linee, l’andamento dell’economia siciliana così come emerge dall’annuale rapporto curato dai ricercatori della sede di Palermo di Banca d’Italia guidata da aprile da Milena Caldarella. Il rapporto, per cominciare, sottolinea un dato: nel 2024 l’attività economica in Sicilia è cresciuta dell’1,3% «una variazione superiore a quella della macroarea (il Mezzogiorno) e dell’Italia, ma meno intensa rispetto all’anno scorso». Con un punto chiaro: «Nonostante la robusta ripresa successiva alla pandemia, non sono stati recuperati completamente i livelli di attività precedenti la crisi del 2008-09, a differenza di quanto si è osservato per l’intero Paese». Nel 2023 il valore aggiunto dell’economia siciliana era ancora inferiore di oltre il 4% rispetto al 2007, nonostante una crescita post-pandemia superiore alla media nazionale. L’industria ha perso quasi il 25% e le costruzioni il 20%, con cali più marcati rispetto al Mezzogiorno e all’Italia. I servizi crescono appena dello 0,5%, contro il +7,8% nazionale. Secondo Banca d’Italia, ha pesato anche il calo demografico: -4% della popolazione e -1,7% della quota in età lavorativa.
Agricoltura in crisi: crollano vino e olio, resiste il pomodoro
Nel 2024 l’agricoltura siciliana ha subito un forte calo, con flessioni marcate nella produzione di cereali, olio e vino (quest’ultimo in calo di quasi il 30%). Solo gli ortaggi, in particolare i pomodori, hanno registrato una crescita grazie all’aumento delle superfici coltivate. Decisivo l’impatto della siccità, soprattutto nella Sicilia centro-orientale, con una riduzione del 40% delle risorse idriche disponibili per l’irrigazione rispetto al 2023.
Preoccupano i dazi Usa
Nel 2024 l’industria siciliana ha mantenuto un andamento positivo, con crescita di fatturato e ore lavorate. Gli investimenti sono rimasti stabili, grazie anche agli incentivi pubblici, puntando su tecnologie avanzate ed efficienza energetica. Tuttavia, l’incertezza geopolitica e il rischio di dazi Usa sulle importazioni europee preoccupano le imprese. Le esportazioni sono calate, soprattutto verso i Paesi extra-euro, con gli Stati Uniti — mercato chiave per la Sicilia — che rappresentano il 7,6% dell’export regionale. Le vendite hanno risentito in particolare del crollo dei prodotti petroliferi.
L’impatto dell’IA
Nel 2025 il 27% delle imprese italiane utilizza tecnologie di intelligenza artificiale, in crescita rispetto al 2024. In Sicilia l’adozione è più limitata (17%, rispetto all’8% dell’anno precedente). L’occupazione nell’isola è meno esposta alla sostituzione da parte dell’IA (20,3% contro il 24% nazionale), ma più coinvolta in attività dove l’IA può affiancare il lavoro umano, come nei servizi pubblici e nel commercio. Circa metà dei diplomati e oltre l’80% dei laureati siciliani risultano esposti all’IA, soprattutto per complementarità, con dati in linea con la media nazionale.
Fonte: Il Sole 24 Ore