sicurezza Ucraina e pace vicina

sicurezza Ucraina e pace vicina

Gli Stati Uniti avranno un ruolo nel garantire la futura sicurezza dell’Ucraina: sono state queste le parole più importanti pronunciate da Donald Trump quando si è ritrovato accanto nello Studio Ovale Volodymyr Zelensky, nella prima parte di una giornata cruciale per il destino dell’Ucraina. Trump non ha risposto in modo negativo a una domanda sull’eventualità di un impiego di truppe americane sul terreno e all’estensione all’Ucraina di una protezione simile a quella prevista dalla Nato: «Ci saranno molti aiuti – ha detto – vi faremo magari sapere più tardi». Sette leader europei ci stanno aspettando, ha ricordato Trump: «Gli europei sono la prima linea di difesa perché si trovano lì, in Europa, ma anche noi li aiuteremo. Saremo coinvolti».

Ed è al successivo incontro con i capi di Stato o di Governo arrivati poco prima di Zelensky alla Casa Bianca – il presidente francese Emmanuel Macron, il finlandese Alexander Stubb, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, il premier britannico Keir Starmer, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il segretario generale della Nato Mark Rutte – che Trump e il presidente ucraino hanno rinviato il problema principale. La risposta alle richieste di Vladimir Putin in cambio delle garanzie alla sicurezza dell’Ucraina che starebbero cominciando a prendere forma: e che Putin, si è detto convinto Trump, accetterà. Dopo il vertice di Anchorage fra Trump e Putin, il 15 agosto, la grande incognita riguarda la posizione del presidente americano in merito alle concessioni territoriali pretese dal Cremlino: di fatto la cessione dell’intero Donbass, oltre ai territori conquistati da Mosca nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson.

Dopo aver minacciato Putin di sanzioni e «severe conseguenze» se non avesse accettato un cessate il fuoco, al ritorno dall’Alaska Trump è sembrato cedere e non avvertire più l’urgenza di una tregua, in linea con il Cremlino. Un cessate il fuoco immediato sarebbe preferibile, ha osservato, ma non è necessario per arrivare a una pace durevole.

Per il resto, in questo ritorno nello Studio Ovale si è cercato in tutti i modi di evitare lo spettacolo del febbraio scorso, con Zelensky contraddetto e criticato da Trump e dal suo vice, JD Vance. Che non ha aperto bocca, mentre Zelensky moltiplicava i ringraziamenti, dopo aver consegnato a Trump una lettera della moglie Olena indirizzata alla First Lady: una risposta al messaggio che Melania Trump aveva trasmesso a Putin per ricordargli la sofferenza dei bambini in guerra. Per marcare la differenza con l’incontro di sei mesi fa, in cui era stato criticato per l’abbigliamento scelto per sottolineare lo stato di guerra in cui si trova l’Ucraina, Zelensky si è anche presentato con un completo scuro, più formale. Incassando i complimenti di Trump, e le scuse del giornalista che aveva polemizzato con lui.

Fonte: Il Sole 24 Ore