
Simone Andreoli: «Le mie fragranze dirette, intense e memorabili»
«Viaggio continuamente con lo spirito nomade dell’avventura e della scoperta, mi abbandono alle esperienze che vivo con intensità e che mi ispirano lasciandomi un segno – continua Andreoli -. L’ispirazione è ovunque e quando innesca un’emozione diventa un racconto da raffigurare con l’olfatto. Il profumo è un viaggio e le mie essenze hanno il potere di trasportare oltre lo spazio e il tempo. Sono nato nel 1990 e ho vissuto immerso nella cultura pop degli anni 90 e dei primi anni 2000, un’epoca che ha segnato profondamente il mio immaginario, influenzato dal lifestyle americano e dalla sua estetica vibrante e audace. La California è il luogo che forse ha determinato maggiormente il mio approccio all’estetica e che più mi ha fatto sognare».
Nel 2018 vengono lanciate due fragranze iconiche del brand che richiamano proprio quelle atmosfere: Malibu – Party in the Bay e Pacific Park. La prima cattura l’essenza di un cocktail estivo sulla spiaggia di Malibu, mentre Pacific Park è ispirata all’iconico parco divertimenti sul molo di Santa Monica. L’anno precedente aveva presentato Don’t Ask Me Permission, una fragranza impudente e libertina che cattura l’essenza delle sfrenate notti di Rio de Janeiro. Un lancio audace che non solo ha infranto le convenzioni, ma ha anche segnato la sua affermazione sul mercato, dando una svolta decisiva alla sua carriera.
La competizione nel mondo della profumeria
Nel panorama della profumeria, l’eccellenza olfattiva non basta più. Il settore è diventato sempre più competitivo, con marchi storici e nuove realtà indipendenti che si contendono l’attenzione di un pubblico esigente. Innovazione, qualità e storytelling sono oggi elementi imprescindibili per emergere in un mercato dominato da grandi gruppi e dinamiche in rapida evoluzione.
«Il mercato è sempre stato competitivo, quando ho iniziato, a 24 anni, la maggior parte delle persone era ancora indecisa sul proprio futuro professionale. Io, invece, volevo farmi largo in un’industria dominata da grandi player, prevalentemente francesi, con i muscoli molto più sviluppati di un neo brand. Costruirsi un nome partendo da zero, all’interno di un settore così conservativo e riservato a pochi, è stata una sfida titanica che però sono riuscito a vincere. Il segreto? La qualità senza compromessi è stato il driver principale che ha sempre contraddistinto il mio prodotto a 360 gradi: le materie prime, il design, il contenuto ispirazionale, la comunicazione e la manifattura. E adesso? Rimanere coerenti e fedeli a se stessi, trovando la chiave per essere sempre attuali».
Fonte: Il Sole 24 Ore