Sismabonus, lo sconto super ha mobilitato 40 miliardi

Sismabonus, lo sconto super ha mobilitato 40 miliardi

Quaranta miliardi mobilitati dal sismabonus, anche in versione super, tra il 2020 e il 2024. Mentre, dal prossimo anno, si tornerà al passato: senza superbonus, anche la messa in sicurezza antisismica dovrà contare su agevolazioni ridotte. Agevolazioni che, in passato, avevano garantito mediamente investimenti per 800 milioni di euro all’anno.

La terza giornata del Congresso nazionale degli ingegneri di Ancona si è focalizzata sul tema delle emergenze e della ricostruzione, decisivo nei territori del Centro Italia. Si è parlato di dissesto idrogeologico, di terremoti e, soprattutto, delle strategie da mettere in campo per prevenire e arginare questi fenomeni. A fare da supporto ai ragionamenti, i numeri del Centro studi del Consiglio nazionale, che ha calcolato l’impatto del sismabonus negli anni scorsi.

Come nasce il sismabonus

L’agevolazione – va ricordato – era disponibile anche come propaggine del superbonus: il maxi sconto, infatti, non valeva solo per l’efficientamento energetico. Le risorse impiegate dal 2020 al 2024 si sono, allora, attestate a oltre 40 miliardi di euro (anche se, in questo ambito, il Cni sottolinea l’assenza di numeri ufficiali, come ci sono invece per l’efficientament0 energetico). La parte più cospicua di queste risorse è stata utilizzata nelle aree a maggiore rischio, iniziando quindi a cambiare il livello di vulnerabilità di una parte delle abitazioni.

Il nodo degli investimenti

Ora, però, si torna al passato. Dal prossimo anno il superbonus non sarà confermato e già nel 2025 ha visto ridurre pesantemente il suo raggio d’azione. Il risultato è che, adesso, dal Centro studi del Cni ci si attende una forte contrazione degli investimenti in questo ambito: prima del superbonus si viaggiava al di sotto del miliardo all’anno. Anche perché – spiegano gli ingegneri – «questi interventi non sono mai ricaduti in un quadro organico o in una sorta di Piano chiaramente definito nei costi, nelle modalità di finanziamento, e di intervento nei singoli territori e nei tempi di realizzazione delle opere». Insomma, in materia di prevenzione, «sembra essere mancata una capacità di visione a lungo termine». La necessità di un Piano pluriennale è stata evocata anche dal presidente del Consiglio nazionale, Domenico Perrini.

Fonte: Il Sole 24 Ore