
Snam, rinviata l’acquisizione della tedesca Open Grid Europe
La campagna tedesca di Snam va verso uno slittamento. Il closing sull’acquisto da Infinity Investments (Abu Dhabi) del 25% di Open Grid Europe, il più grande operatore indipendente di trasporto gas in Germania, erano infatti previsto entro fine settembre, ma tutto lascia prevedere che la scadenza non verrà rispettata. Anzi, sull’operazione – conclusa dall’ex Ceo Stefano Venier in aprile, solo un mese prima di essere sostituito da Agostino Scornajenchi – Snam e i suoi azionisti avrebbero avviato una riflessione approfondita. Difficile dire dove porteranno queste valutazioni: la strada è tracciata da accordi vincolanti, ma il quadro è fluido. Sul mercato c’è chi sostiene che il deal, seppur con ritardi, verrà finalizzato, ma anche chi arriva a ipotizzare, come scenario estremo, un clamoroso dietrofont. Di certo, le preoccupazioni espresse in estate dal governo tedesco per la presenza (seppur minoritaria) dei cinesi di State Grid in Cdp Reti, a sua volta socio di controllo di Snam, hanno contribuito a complicare un quadro che, negli ultimi tempi, sull’asse Roma-Berlino ha registrato altri due dossier caldi come Mfe-Prosieben e Unicredit-Commerzbank.
Le tre condizioni
L’operazione era soggetta a tre condizioni sospensive: l’ok dell’Antitrust tedesco, il mancato esercizio della prelazione da parte degli altri soci della holding lussemburghese che controlla Open Grid Europe (la belga Fluxys, British Columbia Management e Munich Re) e l’autorizzazione ai sensi della normativa tedesca sugli investimenti esteri da parte di Berlino. Quest’ultima, di fatto un Golden Power, rappresenta al momento il vero nodo nel percorso verso il closing. In estate, le autorità tedesche hanno richiesto a Snam numerose integrazioni alla documentazione già fornita in precedenza – i 12mila km di rete di Open Grid Europe sono considerati cruciali sia per la sicurezza energetica della Germania sia per il suo percorso di transizione verso rinnovabili e idrogeno – e ciò ha portato inevitabilmente a un allungamento dei tempi.
Al tempo stesso, è fisiologico che il top management di Snam una volta insediato abbia avviato valutazioni riguardo i dossier sul tavolo della società, tra i quali ovviamente quelli ereditati dalla precedente gestione, e di una certa entità, come Open Grid Europe, che ha un equity value di 920 milioni, circa un terzo rispetto agli investimenti complessivi 2024 del gruppo. Riflessioni approfondite, tuttora in corso, condivise dal socio di controllo.
I dubbi
Del resto, tra alcuni addetti ai lavori ma anche in ambienti di Governo, l’operazione Open Grid Europe non convince fino in fondo. C’è chi evidenzia come la società, in un momento delicatissimo sotto il profilo geopolitico e dell’autonomia energetica, dovrebbe focalizzare quasi tutti i propri investimenti in Italia (come del resto accaduto negli ultimi anni), tanto più che la gran parte dei suoi ricavi proviene da attività regolate. Inoltre, al di là dell’opportunità da parte del vecchio management di chiudere in scadenza di mandato un deal di questa portata (su cui però lavorava da oltre un anno) , c’è chi fa notare che il 25% rilevato da Infinity Investments rischia di rivelarsi nel tempo un investimento più finanziario che industriale, quanto meno nello schema attualmente previsto. Venier lo aveva definito “un passo fondamentale nella strategia paneuropea di Snam”, che va dall’Algeria al Mare del Nord. Tuttavia, sul mercato, si osserva che senza una governance adeguata e una gestione di Open Grid Europe realmente condivisa con l’altro socio industriale, cioè la belga Fluxys, il gruppo italiano difficilmente riuscirà a estrarre il vero valore strategico di questa partecipazione. L’occasione sarebbe interessante: la Germania e l’Europa centro-orientale, con il graduale calo delle forniture russe, hanno fame di gas e Snam – tra Gnl rigassificato, Tap e Algeria – può trasformare l’Italia in un hub cruciale per il Vecchio Continente. Tanto più che, invertire i flussi da Sud a Nord, permetterebbe di “sbottigliare” il nostro Paese e abbassare i prezzi del gas nazionali perché si spalmerebbero i costi della logistica. Open Grid Europe potrebbe dunque avere un ruolo in tal senso, ma solo con la giusta cornice di governance. Oggi, tuttavia, il quadro resta in evoluzione: con Berlino che inizia ad alzare le barricate e i tempi che si allungano tutte le opzioni sono aperte.
Fonte: Il Sole 24 Ore