Soldati italiani all’estero, ecco come la Difesa punta a rafforzare lo scudo contro i droni
Un decreto del ministero della Difesa, trasmesso il 6 ottobre alla commissione Affari esteri e Difesa del Senato che dovrà esprimere un parere, che delinea un programma pluriennale per le esigenze della Difesa in materia di contrasto alla minaccia di fuoco indiretto, per l’acquisizione di sistemi di difesa aerea a cortissima portata per le unità di artiglieria dell’Esercito italiano.
Obiettivo: rafforzare le basi dei contingenti nazionali schierati all’estero
Il programma battezzato “SMD 13/2025” («Esigenze della Difesa in materia di contrasto alla minaccia Indire et Fire»), è stato illustrato nei contenuti dal relatore Marco Dreosto (gruppo LSP-PSd’Az). Si tratta della prosecuzione del programma SMD 04/2024, già esaminato dalla Commissione nell’autunno 2024 come Atto del Governo n. 215, relativo all’acquisizione di sistemi di difesa aerea a cortissima portata contro minacce di razzo, artiglieria e mortaio (Rocket, Artillery and Mortar) per le unità di artiglieria controaerei dell’Esercito. Il programma, più in dettaglio, è finalizzato a potenziare il dispositivo di protezione delle basi dei contingenti nazionali schierati all’estero, permettendo di soddisfare il contributo nazionale nell’ambito dell’Alleanza Atlantica, e scaturisce «dall’urgente necessità – ha spiegato il relatore – di colmare il gap capacitivo della Difesa nel settore della protezione attiva dalle minacce Indirect Fire (IDF), al fine di garantire la difesa del personale, delle infrastrutture e degli equipaggiamenti contro le minacce costituite dal munizionamento autopropulso non guidato, non autopropulso guidato e non guidato, nonché contro le minacce portate dai velivoli a pilotaggio remoto di peso inferiore a 150 chilogrammi».
«Per quanto riguarda la minaccia alle forze terrestri proveniente dalla dimensione aerea – si legge nella scheda che analizza il provvedimento – si osserva una tendenza a impiegare assetti meno costosi e sofisticati, come droni (in particolare delle categorie Mini e Micro), munizioni circuitanti (loitering munitions) e munizionamento di artiglieria o mortaio, capaci di rappresentare un rischio significativo per la sicurezza delle unità sul terreno. A questi si affiancano sistemi con prestazioni superiori, caratterizzati da un alto contenuto tecnologico e da costi elevati, e quindi disponibili in quantità più limitati. La soluzione individuata – continua il documento – risulta così funzionale a potenziare il dispositivo di Force Protection delle basi dei contingenti nazionali schierati all’estero».
Cosa si acquista
Nello specifico, il programma nel suo insieme è volto all’acquisizione fino a 4 sistemi antimissile stationary C-RAM, composti da attuatori da 35 millimetri, da una componente sensoristica per l’acquisizione tattica dei bersagli e da una capacità di Comando e Controllo, da assegnare alle unità contraerei dell’Esercito. La seconda fase del programma, oggetto dello schema di decreto, è volta acquisire – fra l’alto – un sistema antimissile stationary C-RAM, il munizionamento operativo e addestrativo per gli altri sistemi, il supporto per le attività addestrative e il supporto logistico integrato pluriennale, ed è concepita secondo un piano di sviluppo pluriennale con presumibile inizio nel 2026 e conclusione stimata nel 2028.
I settori interessati
Per quanto concerne i rapporti con l’industria, le schede tecnica e illustrativa evidenzia come il programma interessi i settori già richiamati nel programma SMD 04/2024, ovvero prevalentemente quelli dell’industria meccanica, degli esplosivi, dell’elettronica, della sistemistica, dell’automobilistica e della sensoristica di realtà produttive del territorio nazionale, con il coinvolgimento di aziende operanti principalmente nel Lazio, in Trentino Alto Adige, in Lombardia e in Umbria, e con un positivo impatto – soprattutto in termini occupazionali e di accrescimento del know-how tecnologico – anche sulle piccole e medie imprese dell’indotto.
Fonte: Il Sole 24 Ore