
Sostenibilità, arriva il Green digital rating dell’Università Milano Bicocca
Un nuovo rating di sostenibilità che, alle tre dimensioni tradizionali, aggiunge quella tecnologica. E’ il Green digital rating, elaborato da Brightseed, spin off dell’Università Bicocca di Milano. «Non basta per un’azienda adottare nuove tecnologie se non si sa quali siano i propri obiettivi. Il tech in questo caso diventa soltanto un costo in più e non una leva per creare un vantaggio competitivo. Lo stesso vale per la sostenibilità, percepita spesso dalle aziende come un mero adempimento di compliance. Bisogna mutare approccio. C’è bisogno di un cambio di paradigma»: a presentare il Green digital rating è stata Alice Mazzucchelli, docente associata di economia e gestione dell’impresa all’Università Bicocca e cofondatrice di Brightseed.
Profit, Proof, People e Purpose
Il rating si traduce in concreto in quattro aree di indagine: Profit, Proof, People, Purpose. Nell’area Profit si valuta soprattutto la governance dell’azienda e la sua efficacia oltre che la sostenibilità finanziaria e gli indicatori di bilancio. Nell’ambito Proof si misura la raccolta di dati in vari settori: si valuta tra l’altro l’aderenza alla normativa Gdpr europea dei canali digital, l’adeguamento privacy, i sistemi di tracciamento digital advertising; inoltre viene, per esempio, analizzata l’integrazione e l’efficacia dei canali digital del brand. Per People invece si intende la valutazione della brand awareness e dunque la notorietà del marchio online; in parallelo si analizza poi la reputazione del brand. Infine c’è l’area di indagine Purpose che studia e misura la sostenibilità sociale e ambientale dell’azienda.
Gli incontri del centro di ricerca Criet-Bicocca
La presentazione del Green digital rating è avvenuta nell’ambito di un ciclo di incontri organizzati dal Centro di ricerca interuniversitario in economia del territorio (Criet) istituito nel 2006 all’interno dell’Università Bicocca. Gli incontri Criet del 2025-2027 intendono «promuovere ricerche – si legge in una nota – che, da diversi punti di osservazione e ambiti talvolta anche molto diversi tra loro, contribuiscano a esplorare come la sostenibilità possa essere integrata in modelli di business differenti per creare valore per le imprese e i loro mercati di riferimento».
Un lavoro importante anche perché si è fermata in Italia la forza propulsiva della sostenibilità come hanno sottolineato gli esperti nel corso dell’incontro.
Il 2015 anno cruciale per la sostenibilità
Sono passati dieci anni dal boom della sostenibilità. «Il 2015 è stato l’anno cruciale in Italia – ha ricordato Andrea Alemanno, responsabile public affairs e corporate reputation di Ipsos -. Lì c’è stato il momento di svolta sul livello di conoscenza del concetto di sostenibilità. Poi la crescita si è fermata. Attualmente soltanto un terzo degli italiani conosce molto bene cosa vuol dire sostenibilità».
Fonte: Il Sole 24 Ore