Sostenibilità, ecco come il Parlamento europeo cambia le regole per le aziende
BRUXELLES – Ancora una volta il blocco centrista al Parlamento europeo si è spaccato, confermando la fragilità della maggioranza che ha finora sostenuto la Commissione europea. Nel decidere la propria posizione negoziale sull’annosa revisione delle direttive dedicate alla sostenibilità sociale e ambientale delle imprese, l’assemblea ha approvato giovedì 13 novembre gli emendamenti più radicali, grazie ai voti dei partiti del centro-destra e della destra.
I voti a favore sono stati 382, quelli contrari 249, le astensioni 13. Nei fatti il Partito popolare ha votato insieme ai partiti più radicali per fare passare modifiche più nette della legislazione oggetto di revisione. La votazione di oggi è giunta dopo che alla fine di ottobre la plenaria aveva bocciato il mandato negoziale preparato in Commissione parlamentare. Anche allora la maggioranza popolare-socialista-liberale aveva mostrato non poche crepe.
Nei fatti, gli emendamenti puntano a ridurre grandemente il bacino di applicazione delle due direttive, ad annacquare gli automatismi nell’imposizione di eventuali multe, a trasferire il regime di responsabilità dal livello europeo a quello nazionale. Inoltre, il Parlamento vuole che l’obbligo di redigere relazioni sull’impatto sociale e ambientale riguardi solo le imprese con oltre 1.750 dipendenti e con un fatturato netto annuo superiore a 450 milioni di euro.
Da mesi ormai l’Unione europea sta mettendo mano a testi legislativi approvati negli scorsi anni nell’ambito del Patto Verde. L’obiettivo dichiarato è la semplificazione amministrativa, allorché nei fatti si punta su una deregolamentazione, sia per via delle pressioni del mondo imprenditoriale e di alcuni partiti politici, sia in risposta all’atteggiamento più lasco assunto dall’amministrazione Trump negli Stati Uniti in campo ambientale.
Il voto di oggi ha provocato le vive reazioni dei partiti dell’opposizione. Ha notato Terry Reintke, la co-presidente dei Verdi: «I popolari hanno spaccato il cordon sanitaire», ossia la regola non detta per cui i partiti tradizionali non si alleano con l’estrema destra. «Con questa posizione negoziale relativa alle direttive sulla sostenibilità ambientale e sociale, il Parlamento sta scegliendo la deregolamentazione a scapito dei diritti umani e del clima», ha detto la deputata francese di The Left Arash Saeidi.
Fonte: Il Sole 24 Ore