Soundreef investe 30 milioni sul triennio 2025-2027: previste assunzioni a Roma

Soundreef investe 30 milioni sul triennio 2025-2027: previste assunzioni a Roma

Dopo la sentenza della Corte di giustizia Ue che a marzo ha definitivamente aperto il mercato italiano del diritto d’autore ai privati, Soundreef rilancia sull’Europa: pronto un piano triennale d’investimento da complessivi 30 milioni che allargherà gli orizzonti della collecting romana a tutto il Vecchio Continente. Il piano abbraccia il triennio 2025-2027, arco di tempo in cui la ex start up fondata da Davide D’Atri assumerà nuovo personale, prevalentemente in Italia, portando i suoi addetti dagli attuali 60 fino a oltre quota cento.

Scelte che, non a caso, arrivano dopo la sentenza con cui la Corte di giustizia Ue ha «bocciato» il recepimento della Direttiva Barnier da parte dell’Italia sulla liberalizzazione del mercato del diritto d’autore, consentendo anche alle società commerciali, non soltanto alle onlus, di poter operare liberamente come collecting. Il legislatore italiano aveva infatti tolto l’esclusiva a Siae, ma obbligato le collecting private, come Soundreef, a individuare delle società non a scopo di lucro, come Lea, per fare da «schermo».

Il piano triennale

E qui si arriva a una prima novità: dall’anno prossimo, infatti, gli autori Soundreef non saranno più gestiti attraverso la onlus Lea, ma dalla Soundreef International con sede a Dublino. «La scelta – specifica il fondatore e ceo D’Atri – è funzionale all’allargamento del business all’Europa intera, ma ci teniamo a sottolineare che il gruppo resta fiscalmente italiano e Roma resterà il centro del gruppo. Un aspetto che ha anche un valore simbolico molto forte: dopo la chiusura delle sedi delle grandi case discografiche, c’è rimasto poco del business della musica a Roma. Noi vogliamo restarci e assumere». Agli investimenti si accompagna anche un piano di crescita del business: la raccolta del diritto d’autore quest’anno si attesterà sui 22 milioni mentre per il 2025, nelle previsioni, si arriverà a quota 25 milioni.

La liberalizzazione che «paga»

«Dettaglio importante anche questo», secondo D’Atri: «Le liberalizzazioni, in qualsiasi settore, hanno portato un calo dei prezzi. Nel diritto d’autore abbiamo assistito a una crescita del giro d’affari complessivo: nel 2023 l’Italia è stato il top market che è cresciuto di più a livello mondiale, con l’incremento del 22% che ha portato il business a quota 698 milioni. Questo perché la liberalizzazione del settore – prosegue D’Atri – va a favore degli autori. La concorrenza non si fa sul prezzo, ma sulla capacità di andare a raccogliere». Ambito nel quale Soundreef sta sperimentando anche le nuove tecnologie: «Raccolta e analisi dei dati – spiega D’Atri – fanno la differenza. E noi ce la giochiamo con il contributo dell’intelligenza artificiale che velocizza tutto il processo. I tempi di pagamento tendono progressivamente ad accorciarsi. Oggi per il live assicuriamo per esempio la rendicontazione entro tre mesi, mentre su YouTube, Radio e Tv siamo in tempo reale».

Il dibattito sui prezzi

Quanto ai prezzi, secondo D’Atri, «Agcom sta dettando alcune direttrici: secondo l’ultima delibera, il prezzo deve essere legato alla tua rappresentatività di mercato. Noi siamo favorevoli alle regole, ma con punto d’equilibrio corretto». Soundreef, intanto, continua ad arricchire il proprio portafoglio autori: l’ultimo colpo è stato l’accordo per il mercato italiano con il leader dei Pink Floyd Roger Waters. L’intesa con la collecting americana Sesac, in vigore dallo scorso gennaio, ha poi portato nel roster della società 15mila affiliati tra cui il premio Nobel Bob Dylan, l’anima dei Nirvana Kurt Cobain, Axl Rose, i Green Day, David Crosby e Ariana Grande. In totale Soundreef conta 43mila tra autori, compositori ed editori a livello globale di cui 26mila italiani: da Gigi D’Alessio a Laura Pausini, dai Pooh a Ultimo, passando per Sfera Ebbasta, J-AX, Guè e Rkomi.

Fonte: Il Sole 24 Ore