
Straordinari, festivi e premi di produzione detassati in manovra? Cosa sappiamo finora
Salari, contratti, fisco, pensioni. E Tfr, nuova fonte da cui attingere risorse per sanare ogni male. Come ogni agosto che si rispetti, i partiti sono già saliti sulla giostra della manovra. Ogni estate, passato qualche giorno dalla chiusura del Parlamento, idee e proposte per la legge di bilancio che verrà si accavallano senza sosta nel dibattito politico. Quest’anno alimentato da un elemento in più: la messa a punto del budget 2026 viaggia infatti in parallelo con la campagna elettorale per le regionali con la maggioranza pronta ad sfruttare ogni opportunità per garantirsi consenso politico.
Con la porta che resta ben chiusa a ogni ipotesi di salario minimo legale, a Palazzo Chigi si studia un modo per sostenere le retribuzioni. L’idea sarebbe quella di istituire una sorta di flat tax sulle parti variabili dei salari: dai festivi, agli straordinari, ai premi di produzione. Così si sottrarrebbero queste voci alla tassazione complessiva, spuntando un aumento dell’importo netto. Si applicherebbe un’aliquota ad hoc con un tetto, entrambi ancora da definire.
Forza Italia guarda ai salari
Forza Italia, che punta sul taglio dell’Irpef per il ceto medio, spinge per un intervento del genere sui salari. «La detassazione di straordinari, premi di produzione e lavoro festivo è un nostro cavallo di battaglia e una nostra proposta da tempo», rivendica il responsabile economico Maurizio Casasco che ricorda anche la proposta di Forza Italia in Parlamento sulla detassazione per legge a seguito di rinnovi contrattuali.
Pressing Lega su rottamazione e pensione anticipata
La Lega punta tutto invece sulla nuova rottamazione, assicurando il congelamento dell’aumento dell’età pensionabile e rivendicando le sue idee su come anticipare il ritiro dal lavoro a 64 anni. I metodi utilizzati finora sono stati tutt’altro che risolutivi: secondo i dati dell’Inps, nel 2024 le uscite flessibili dal lavoro sono state 36.983, dimezzate rispetto alle 69.315 del 2023. Il calo è legato al crollo di Quota 103, dovuto prevalentemente al ricalcolo interamente contributivo, e a quello di Opzione donna. Per il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, la soluzione potrebbe quindi risiedere altrove, nel tesoretto del Tfr che, trasferito all’Inps, potrebbe fungere da rendita tale da assicurare un assegno dignitoso. Ma l’opposizione invita la maggioranza a mettere “giù le mani dal Tfr” che, come spiega il dem Arturo Scotto, “è dei lavoratori, non di Durigon”.
Attesa per le entrate di luglio
Per cominciare a fare il punto su cosa inserire concretamente nella prossima legge di bilancio, e in quale forma, bisognerà però aspettare ancora qualche giorno, se non qualche settimana. Il primo appuntamento pubblico del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è previsto non prima del 7 settembre a Cernobbio. Il primo dato da cui partire saranno invece le entrate di luglio che arriveranno il cinque settembre. Al Mef si attendono i numeri per capire quale potrebbe essere l’andamento anche dei mesi successivi e ricavarne le proiezioni per l’anno prossimo. Finora l’andamento è stato positivo, ma, in vista della prossima annunciata rottamazione, i contribuenti non dipendenti potrebbero essere indotti ad un atteggiamento attendista (come del resto segnalato anche dalla Corte dei Conti).
Fonte: Il Sole 24 Ore