Streaming pirata, Gdf su 10mila utenti fra pagamenti in crypto e documenti falsificati

Streaming pirata, Gdf su 10mila utenti fra pagamenti in crypto e documenti falsificati

Oltre diecimila utenti individuati e ora in fase di identificazione tra Agrigento e Varese, altri in arrivo da Brindisi. E poi occorrerà vedere anche per le altre province.

È il bilancio, provvisorio, della maxi-indagine condotta dalla Guardia di Finanza contro lo streaming pirata. Una platea enorme di consumatori che, per risparmiare, si è infilata nella ragnatela del “pezzotto”: decoder, chiavette e abbonamenti low cost per avere film, serie tv ed eventi sportivi in diretta. Tutti piratati.

La scorciatoia delle criptovalute

Non solo. L’inchiesta, a quanto risulta a Il Sole 24 Ore, ha svelato un lato oscuro che va oltre la violazione del diritto d’autore: pagamenti in criptovalute, falsificazione di documenti da parte degli utenti per non farsi individuare, reti internazionali di server. Ad Agrigento, uno dei sei rivenditori individuati dalla Gdf muoveva da solo un giro d’affari da 50mila euro al mese in litecoin. Denaro digitale da far transitare lontano da occhi indiscreti, alimentando l’evasione fiscale e offrendo anche nuovi spazi di riciclaggio.

La catena di comando

Le Fiamme gialle di Cagliari hanno già stretto il cerchio attorno ai sei rivenditori, disseminati in tre regioni cui si uniscono 89 subrivenditori al momento in fase di identificazione. Ma il cuore del sistema è all’estero. Per questo la Procura di Cagliari ha avviato rogatorie negli Stati Uniti, nel tentativo di risalire al percorso dei segnali e ricostruire la mappa dei server da cui partivano le trasmissioni pirata. Una trama che dall’Italia arriva fino ai Paesi Bassi e Oltreoceano.

Fonte: Il Sole 24 Ore